mercoledì 23 settembre 2009

LA BELLA CETRIOLINA ( parte 2 di 2)



Bortolo non trovò di meglio che rivolgersi di nuovo alla zia Camillamolla, che era quella che da sempre in famiglia dispensava consigli a tutti e su tutto. La zia lo tranquillizzò consigliandolo di aprire un negozio di parrucchiere:
“Caro il mio Bartolino, qui nel bosco non c’è nessuno che sappia curare i capelli di una signora. Apri un bel negozio, diventa un bravo parrucchiere e fatti una bella clientela. Vedrai che, prima o poi, anche Cetriolina verrà a farsi lavare i capelli da te e allora …..”
Il sorriso che illuminò il volto di Bortolo rimase ancora per un istante nell’aria mentre lui si precipitò ad organizzare il tutto. Visto che il bosco non si trovava in Italia ma nel paese delle fiabe, il negozio di parrucchiere venne aperto la settimana dopo. Bortolo aveva un sacco di difetti, ma si rivelò un bravissimo parrucchiere e in poco tempo si fece una clientela numerosa e dovette prendere anche delle aiutanti. Un giorno finalmente si presentò la bella Cetriolina e Bortolo capì che era giunta la sua grande occasione. Ormai si faceva chiamare Lollo e parlava con un falsissimo accento francese che però alterava la sua voce. Era sicuro che Cetriolina non avrebbe riconosciuto nell’elegante parrucchiere il giovane che trovava tanto antipatico. Fece accomodare la cliente nella migliore poltrona e cominciò a servirla personalmente. Le accarezzò i capelli facendole i complimenti per la morbidezza ed il colore. Erano già belli ma con uno shampoo fatto con il suo prodotto speciale sarebbero diventati irresistibili. Cetriolina, che aveva deciso di affrontare una volta per tutte il suo bel pompiere, voleva essere al massimo del suo splendore e fu ben lieta di farsi convincere. Bartolo, anzi Lollo intanto organizzò tutto, fece uscire le aiutanti a cui ordinò di portarsi fuori le clienti con la scusa di provare un effetto di acconciature con immersione nell’ambiente naturale. Era ormai famoso per i suoi esperimenti e le clienti accettarono con entusiasmo. In realtà voleva rimanere solo con Cetriolina così quando le avrebbe messo al pozione miracolosa sulla testa l’unica persona che avrebbe potuto vedere per prima sarebbe stata la sola presente nel salone, cioè lui. Che genio che era. Fremeva tutto contento, e dopo aver inumidito i capelli della ragazza che con gli occhi chiusi si abbandonava alle sue cure, prese la pozione e cominciò a versarsela in una mano. Quanto ne sarebbe occorsa? Voleva essere sicuro. Aveva detto poche gocce, ma basteranno? Ancora un po’, ancora. Voglio essere sicuro, ancora. Alla fine mise più di metà boccetta sulla testa della ragazza e cominciò a fregare i capelli massaggiando il cuoio capelluto. Anche lui chiuse gli occhi per assaporare quei momenti, gustandoli attimo per attimo, già si vedeva abbracciato a lei mentre si guardano occhi negli occhi, le labbra che si avvicinano, sempre di più, piano, piano fino a che si toccano e lui finalmente poteva sentire sulle labbra il sapore di schiuma… schiuma? Come schiuma? Bartolo spalancò gli occhi e si accorse che tutto il suo locale era invaso dalla schiuma che ormai arriva fino ai suoi capelli. Anche Cetriolina gridò di spavento vedendosi sommersa da quella montagna di soffice bianchezza.
“Aiuto! Aiuto!”
Fuori le aiutanti di Lollo e le clienti si accorsero di quello che stava succedendo. Fortuna che i pompieri stavano lì vicino e arrivarono in un attimo. Ignazio davanti a tutti, qualcuno gli ha detto che Cetriolina è in pericolo. Sfondò la porta e, senza indugio, si tuffò nella schiuma. Lasciandosi guidare dalla voce della ragazza, la raggiunse e la portò fuori in braccio in mezzo al prato.
“Via lasciateli soli che lei ha bisogno di aria”
Aria, giusto. Ignazio, pompiere provetto, aveva seguito anche il corso di pronto soccorso con tanto di esame superato con il massimo dei voti. Respirazione bocca a bocca, allora. Cetriolina aprì gli occhi in quel momento e la prima persona che vide fu proprio Ignazio mentre si chinava per farle una respirazione da manuale. Che magnifica opportunità. Lei la trasformò in un bacio appassionato. Ignazio, per un attimo sorpreso ricambiò con ardore.
Applausi liberatori di tutti che non vedevano l’ora che questi due si decidessero. Bartolo-Lollo intanto era uscito dal suo locale, pieno di schiuma e con le lacrime agli occhi. Zia Camillamolla lo prese sotto braccio e lo consolò:
“Su, nipotino che hai da fare quella faccia? E’ andato tutto bene no?”
“Come sarebbe? Cetriolina sta lì nelle braccia di Ignazio e io rimango senza niente”
“Senza niente? Non direi proprio. Per correre dietro a quella ragazzina hai messo in piedi un bel negozio di parrucchiere ben avviato ormai e tu sei un artista dell’acconciatura molto ricercato. Niente male per uno che prima era uno sfaccendato che credeva di essere il principe degli gnomi ubriachi. E poi…”
“E poi?” chiese Bartolo che aveva ripreso a sorridere
“Hai sempre da parte la tua pozione. Aspetta che arrivi una bella ragazza nel tuo negozio e stavolta … attento al dosaggio!”
(fine)

martedì 22 settembre 2009

LA BELLA CETRIOLINA( parte 1 di 2)

La bella Cetriolina, dolce e paffuta, amava andare a pescare allo stagno delle Rane Paciose. Appena aveva un po’ di tempo libero, canna da pesca, cappello di paglia, cestino della merenda, e via di corsa sulla riva. In realtà lei non pescava affatto, si limitava a buttare in acqua la lenza a cui, invece dell’amo e dell’esca, attaccava un cartellino con su scritto “ciao!”, che ai pesci Cetriolina voleva bene. Si stendeva sull’erba, mangiando lentamente mentre leggeva romanzi d’amore o guardava passare le nuvole. Se qualcuno veniva a salutarla con l’intenzione di mettersi a chiacchierare, lei gli faceva:
“Shhht! - mettendo il dito davanti la bocca e poi aggiungendo sottovoce - Zitto! Mi spaventi i pesci”.
E quello era costretto a rinunciare. Il sistema funzionava e Cetriolina si godeva il suo relax. Almeno sino a quando Bortolo, il principe degli gnomi beoni o almeno lui si definiva così, si invaghì di lei e cominciò a corteggiarla. Quello non lo sopportava proprio, non riusciva a stare zitto. E poi lei era innamorata di Ignazio il pompiere, di cui amava gli occhi grandi e buoni, i modi educati, e soprattutto la sua timidezza, infatti Ignazio non parlava mai o quasi. Lui sì, che sarebbe stato perfetto per lei, chissà che belle giornate in riva allo stagno avrebbe potuto passare insieme, lei, lui e i pesci. Solo che la sua timidezza gli impediva di manifestare il suo amore. Lei era sicura che lui l’amasse ma non osava prendere l’iniziativa per paura di spaventarlo.
Bortolo, sfrontato e sfaccendato, era invece uno che non si tirava indietro ed era anche molto insistente, tanto che Cetriolina, per non vederlo, fu costretta a sospendere le sue gite allo stagno. Bortolo però non intendeva rinunciare, perché diceva in giro da sempre che nessuna aveva saputo dirgli di no e continuò a cercarla per parlare con lei. Nulla da fare, la ragazza era tanto ostinata a rifiutarsi anche solo di scambiare un saluto che il povero Bortolo diventò triste. E non è una bella cosa da vedere, un presunto principe degli gnomi ubriachi in piena crisi depressiva. Dietro consiglio della zia Camillamolla, andò a consultare un mago che, a sentire la zia, sicuramente avrebbe potuto aiutarlo. Si presentò cosi nello studio del grande Zuppaduva, famoso mago e incantatore, creatore di filtri magici e stornelli da serenata. Il ragazzotto spiegò il suo problema: questa bella ragazza non lo filava per nulla, forse a causa della sua bassa statura, forse del viso non proprio perfetto, forse per il fisico non proprio atletico, e qui fece una pausa sperando che il mago lo interrompesse ma quello sembrava seguisse la sua esposizione annuendo e basta. Poi il grande Zuppaduva iniziò una filippica interminabile, almeno così sembrò a Bortolo sulla amore tra due ragazzi giovani e belli, tra una ragazza giovane e bella e un ragazzo neanche troppo giovane che al massimo, con un eufemismo spericolato, si può definire un tipo, tra una ragazza giovane, bella e simpatica e un ragazzo che è meglio pestare una caccola di muflone che incontrarlo, tra una ragazza giovane, bella, simpatica, ed educata e un giovane che pensa che infilarsi un dito nel naso sia un modo divertente per dimostrare la propria disinvoltura, insomma non la finiva più. Si era infatti addormentato quando Zuppaduva lo svegliò scuotendogli il braccio per riprendere dal punto dove era arrivato, poi però il mago, rifletté meglio e rinunciò perché si era ricordato del frastuono che faceva quel tipo russando e quindi passò subito alle due possibili soluzioni: la prima intervenire sull’aspetto estetico del soggetto interessato e sulla personalità attraverso lunghe sedute in palestra e lezioni di stile ed eleganza, la seconda preparare una pozione che scateni l’amore tra i due soggetti. Bortolo ci rifletté a lungo, più o meno un nano secondo e decise che la seconda era senz’altro la migliore. Il mago borbottò tra se facendo il preventivo che poi presentò al cliente il quale deglutii, sbarrò gli occhi ma rimase deciso: si realizzi la magica pozione. Il mago studiò il caso, analizzò, verifico gli ingredienti e alla fine uscì dal laboratorio con una boccetta e le istruzioni d’uso: la potentissima pozione doveva essere messa sulla testa del soggetto, il quale, non appena avrebbe sentito gli effetti si sarebbe innamorato della prima persona che avrebbe visto.
“Sulla testa?” fece Bortolo ”Ma in nessuna fiaba si è mai sentito!”
“E in questa si!” chiuse il mago mettendola alla porta.
(continua ...)

giovedì 17 settembre 2009

QUESTIONE DI LINGUAGGIO (parte 2 di 2)

Due mesi dopo Walter è un uomo felice, anzi è più che un uomo, un uomo-computer. Si sente sicuro di se e dei suoi mezzi, tutto l’approccio alla realtà è cambiato e qualunque problema lo affronta con un programma adatto. Niente più imbarazzi per lui. Ogni questione è analizzata a fondo e la decisione viene presa in tempi rapidissimi. All’inizio ci sono stati piccoli problemi per qualche programma che si impallava impedendogli anche di svolgere alcune normali funzioni fisiologiche in modo corretto, ma poi tutto è andato per il meglio. Quelli dell’Agenzia sono soddisfatti e lo hanno portato in giro in riunioni aperte soltanto ad un pubblico estremamente selezionato a cui presentare il prodotto. Sembra che abbiano avuto molte prenotazioni. Qualche fastidio è rimasto. L’aggiornamento del software avviene attraverso delle pillole di bio-hardware piuttosto consistenti che il “maresciallo” gli consegna ogni volta promettendo che stanno studiando come ridurre le dimensioni, solo che mentre lo dice non riesce a smettere di ridere.
Il bio-hardware per funzionare usa l’elettricità del corpo quindi non deve sovraccaricarsi mentre lo usa e a volte si sente veramente scarico. Il “maresciallo” gli ha confidato che avevano pensato di inserire uno spinotto nel retto opportunamente adattato per inviargli un po’ di energia direttamente alla base della colonna vertebrale ma poi hanno rinunciato non sa bene perché. Walter, comunque, ne era contento e preferiva tenersi la spossatezza. Anche nella vita privata è un successo. Quando incontra Lorena riesce a comportarsi con la stessa sicurezza e padronanza che aveva nelle chat e ormai si frequentano assiduamente. Lui le ha mostrato la sua velocità di scaricamento di file musicali e cinematografici da internet e lei ne è rimasta incantata. Mentre fanno l’amore Lorena può scegliere di ascoltare una serie di brani usando i suoi capezzoli come i comandi di un iPod. Walter è davvero un uomo felice.
Salto temporale di sei mesi. I viaggi per le performance con il “maresciallo” sono diradati di molto, anzi da un mese non viene più contattato. Quando qualche programma si impalla e cerca di contattare l’agenzia lo fanno attendere in linea sempre più tempo. Oggi due ore e poi la linea è caduta definitivamente. Walter è esasperato ormai e si reca direttamente nella sede del primo incontro. Nel club c’è la porta aperta, stanno facendo le pulizie. Entra deciso e si dirige nel retro dove tenta di azionare la porta scorrevole ma inutilmente. In preda ad una crisi di nervi comicia ad urlare, a battere i pugni ed a prendere a calci la porta. Improvvisamente i pannelli scorrevoli si aprono mostrando due individui vestiti con un completo scuro, occhiali da sole e auricolare. Uno dei due porta scarpe da donna. Walter capisce al volo e si precipita fuori di corsa.
Proprio sull’ingresso va a sbattere contro qualcuno che stava entrando. Finiscono a terra, l’altro impreca: è Gargiulo, il dattilografo del primo incontro.
“Gargiulo, sono io mi riconosce?”
“Sì che ti riconosco: sei uno stronzo. Ma è questa la maniera dico io?”
“No, Gargiulo. Sono io, il signor Walter, quello dell’esperimento, si ricorda?”
Quello si massaggia un po’ la testa stringendo gli occhi e poi:
“Ma si, sei quello che chiamavamo in codice commodore 64, come no? Mi ricordo adesso. Come va, come va? Bene, bene ?”
“Gargiu’ adesso pure lei con bene, bene? No, non va affatto bene. E’ una disastro, una tragedia. Ho cercato di aggiornare i programmi che mi avete installato ma ormai sono così pesanti che il bio-hardware non c’è la fa più a farli girare ad una velocità decente. Se apro un programma di grafica, mi devo sedere sul divano altrimenti rischio di cadere svenuto. Giusto il programma di scrittura continua funzionare ma anche per quello sono in arrivo nuovi aggiornamenti e ho paura di scaricarli. E se mi impallo definitivamente? Sono disperato. Non so più che fare.”
“Scusate ma voi avete chiamato l’assistenza qui dell’Agenzia?”
“Continuamente ma non mi danno più retta. All’inizio si, tutto andava bene. Ogni piccola questione veniva subito risolta. Ma da qualche settimana sono cambiate le voci del call center, e questi non mi dicono nulla, prendono tempo e adesso addirittura fanno cadere la linea e non mi rispondono proprio più.”
“Cambiate le voci, dite? Allora ho capito. Scusate ma dovete sapere che a noi, a me e al “maresciallo” ci hanno spostato in un altro reparto perché volevano rivedere il progetto. E si vede che hanno già cominciato.”
“Come rivedere il progetto? Ma non eravamo all’avanguardia, il bio-hardware, le nuove frontiere eccetera eccetera?”
“Si, certo, sempre il bio-hardware, sempre quella è la direzione, ma, se mi ricordo bene, lei è impostato con una architettura di tipo binario, 01010101, giusto? Lei ha la CPU che lavora in modo sequenziale, giusto? Il suo hard disk interno contiene 1.000 gigabyte, giusto?”
- “Giusto Gargiulo, tutto giusto e quindi?”
- “Ma lo sa che questi scienziati ne inventano una al giorno? Il progetto bio-hardware adesso è stato reimpostato diversamente. Il linguaggio non è più quello binario, ma è basato sul DNA e sulla sue sequenze dei nucleotidi A, T, C e G. Al corso di aggiornamento che hanno fatto qui in Agenzia ci hanno spiegato che, con alcuni enzimi, si può fare copia e incolla delle sequenze elaborare simultaneamente su più sequenze. Dicono gli esperti, che un centimetro quadrato di DNA può contenere quasi sei milioni di Terabyte di informazione. Una meraviglia! Incredibile, no?”
“Una meraviglia? Ma non capisco. Che vuol dire ?”
“Che la tecnica sta facendo passi da gigante in pochissimo tempo e quindi, amico mio, quello che è stato installato in lei è come dire? … una tecnologia obsoleta, ormai. “
“E io?”
“E lei, ovviamente, è un modello superato!”
“Come superato? Mi buttano via come una macchina rotta?”
“E’ la scienza, amico mio. Adesso ci sono strumenti di nuova generazione. La nostra Agenzia ha deciso di puntare tutto su questo nuovo percorso.”
“Ma … ma come? E io ora che farò?”
“Su, su non si preoccupi.”
“Non si preoccupi? Ma lei mi sta dicendo che ormai non servo più a nulla. Che ne sarà di me?”
“Tranquillo. Qualcosa si trova sempre, anzi se vuole le posso presentare un mio cugino che si occupa recupero di parti e…”
“Ma … ma lei sta parlando di smontarmi per prendere i vari pezzi, praticamente di cannibalizzazione?!”
“Ehhhh, cannibalizzazione, che brutta espressione. Io preferisco dire che esiste un mercato di appassionati di modernariato e che amano recuperare il recuperabile. E’ tutta una questione di linguaggio. Lei, amico mio, è drastico, troppo drastico. Vede solo bianco o nero. Dia retta a me, per godersi davvero la vita bisogna imparare ad apprezzare le sfumature.“

domenica 13 settembre 2009

QUESTIONE DI LINGUAGGIO (parte1 di 2)

“01001010010100010 … una serie infinita di linguaggio binario. Lo schermo visualizza niente altro che scelte non rinviabili. O 0 o 1, o sì o no, tertium non datur come diceva il prof di latino. Il computer non ragiona, decide. Le sfumature sono solo l’illusione suggerita da migliaia di sì e migliaia di no che compaiono sullo schermo ad ogni colpo di mouse. Un universo inequivocabile.” Così pensa Walter mentre porta il cursore su start, tasto destro del mouse spegni il pc … Attendere gli aggiornamenti da installare ... fine.
Sposta la sedia e si alza. Domenica mattina. Uscire, uscire. C’è il mercatino in piazza. Come vestirsi? Pantalone lungo tipo combat? Fa troppo caldo ma ha le tasche laterali. O magari quello corto senza tasche e zainetto a tracolla. Scarpe o sandali? Cappello? Sì, anche se adora uscire con i capelli bagnati e farli asciugare al sole. Tre cambi di calzatura fino a che, più che altro per stanchezza, rimane in sandali. T-shirt o polo con il collo alzato? Quella blu navy, anzi bianca, anzi no blu e pantaloni con le tasche. Ma anche zainetto. E capelli bagnati. Esce, chiude la porta. Riapre, posa lo zainetto e prende il cappello. Chiude. Riapre. Ha scordato il cellulare.
Sole che picchia fuori, bello. Caffè, caffè. Il bar vicino casa? oppure quello in piazza con i cornetti buonissimi? Oppure quello della cameriera …? Sms di Saverio. Lo aspetta al bar centrale. Problema risolto. Bar centrale c’è Lorena. Adora Lorena. Bel sorriso invitante e belle gambe. Simpatia reciproca e battute inevitabilmente sbagliate. “Questo proprio non lo devo dire”. Giusto il tempo di formulare il pensiero e subito la lingua parte in quarta. Frustrante. Troppo poco tempo tra pensiero e azione? Mah.
In chat Walter si trova perfetto. Brillante, autoironico senza strafare, tempi giusti per piccoli affondi vagamente erotico-allusivi. A volte con più di una contemporaneamente riesce a reggere il gioco del contrappunto leggero, brioso, divertente. Con la tastiera davanti si sente sicuro nel gestire i rapporti. È il suo piano di appoggio, la solida base da cui partire per fantastici voli pindarici o, in caso di emergenza , la zattera di salvataggio sempre pronta. Senza tastiera, e video naturalmente, è il naufragio e lui lo sa.
E quindi quando su una chat per iniziati viene a conoscenza di questa misteriosa Agenzia che cerca volontari disposti a sottoporsi a interventi con tecniche sperimentali fino ad allora segrete, si mette subito alla ricerca di informazioni: da quello che ha capito l’esperimento consentirebbe una fusione uomo-computer. Walter è deciso. Venuto a conoscenza della procedura per mettersi in contatto, invia subito la mail di accettazione e si presenta in un club privè nei pressi del quartiere vecchio della capitale, nel cui retro si nasconde la sede dell’Agenzia. Parola d’ordine, classiche porte scorrevoli a scomparsa da film di spionaggio, reception spartana con impiegata annoiata tipo Centro prenotazioni visite della ASL. Moduli da firmare e accesso in una stanza asettica con tavolo e tre sedie dove attendere. Dieci minuti di attesa, poi entrano due individui con il fisico più da impiegati del catasto che da agenti segreti con un portatile e fogli vari. Il primo si siede e comincia a chiedere a Walter conferma sui suoi dati anagrafici. Il secondo scrive sul portatile. Pausa e momento di concertazione tra i due poi quello che sembra il capo dei due lo fissa negli occhi, sorride e:
“Allora, caro signor Walter, è proprio convinto? Bene, bene. Lei ha sicuramente già chiaro il tutto ma, prima della conferma ufficiale dell’atto con cui lei decide di sottoporsi volontariamente al nostro esperimento, ribadiamo velocemente il concetto. Il nostro esperimento consiste nell’installare nel corpo del soggetto, in questo caso lei signor Walter, questa nuova tecnologia di bio-hardware che interagirà direttamente con il soggetto stesso. Praticamente il soggetto, e quindi lei, sarà trasformato in una specie computer umano. Attraverso una seria di piccole operazioni - stia tranquillo, tutte in day hospital, niente di complicato, ha capito? Bene, bene - inseriremo il meglio della tecnologia debitamente preparata in modo che il suo corpo, non solo non la rigetti, ma sarà indotto, tramite appositi stimoli, a sviluppare collegamenti nervosi così che il soggetto, cioè lei, potrà interagire con il suo bio-hardware dando direttamente ordini dal cervello. Capito? Bene, bene. Niente più tastiera, niente mouse, touch-screen e roba varia. Tutto superato. Tutta roba arcaica. Il cervello del soggetto, cioè il suo cervello, interagisce ormai direttamente con il cervello artificiale mentre il soggetto stesso, cioè lei signor Walter, potrà fare quello che vuole, passeggiare, guardare la tv, bere qualcosa al bar. Quello che vuole. Capito? Bene, bene. Avrà la connessione internet 24 ore su 24 del tipo flat e porte USB installate sotto le unghie dei pollici opportunamente adattate e un telefonino ultima generazione in omaggio. Una nuova frontiera, eccetera eccetera e tutte quelle belle cose che si dicono in queste circostanze. Capito? Bene, bene.”
Il sorriso con cui Walter aveva seguito tutta la spiegazione si rabbuia all’improvviso:
“Ma non è che, installandomi tutta quella tecnologia, in realtà voi volete trasformarmi in una specie di burattino comandato a distanza?”
I due uomini di fronte a lui si guardano per un momento negli occhi e poi esplodono in una risata.
“Ma lei è proprio uno spasso! Non ha capito chi siamo noi,vero? Bene, bene. Potremo costringerla con la forza ormai che è qui ma dirle la verità è più divertente e ci fa perdere meno tempo. Quello che all’Agenzia interessa è testare che questa tecnologia funzioni per poi metterla in commercio. Lei saprà che ormai per gli enti pubblici va di moda l’autonomia? Ormai vale anche per quelli pubblici ma poco pubblicizzati, scusi il gioco di parole, come l’Agenzia dove ora si trova. Anche noi dobbiamo saper gestire e investire. E quindi per trovare fondi l’Agenzia ha deciso di commercializzare un po’ di tecnologia sviluppata negli anni. Ma ha una minima idea di quanto varrebbe un affare del genere? Non le dico la cifra che tanto non la capirebbe. E comunque per tranquillizzarla le rendo noto quelli che dice lei li abbiamo già. Mai visto quei signori vestiti di nero con occhiali scuri e auricolare? La maggior parte di quelli sono stati realizzati così. L’auricolare è in realtà l’antenna con cui li controlliamo. Anzi ogni tanto per divertirci dalla centrale di controllo quando nessuno li vede ci divertiamo a farli prendere a schiaffi da soli o a farli vestire da donna. Sa com’è, a lungo andare ci si annoia.”
“Maresciallo, ma lo sapete una cosa buffa? – interviene il dattilografo da portatile – l’altra sera stavo seguendo proprio quello che dite voi, quello che si mette i vestiti della moglie. Ho pensato che avevamo lasciato il remote control acceso e invece era spento. A quello ci piace, marescia’ ci piace proprio.”
“Vabbuo’ Gargiulo, ma ora torniamo a noi e al nostro soggetto. Quindi, caro signor Walter, stasera dormirete qui che domani cominciamo a prepararvi per le operazioni che subirete. Tempo una settimana e la vostra vita cambierà. Capito? Bene, bene.”
(continua)