domenica 26 luglio 2015
sabato 18 luglio 2015
mercoledì 15 luglio 2015
Nene' - presentazione di Maria Beatrice Borri
Il romanzo
si snoda agile tra dialoghi, descrizioni, spunti di riflessione.
Agile come il
passo della protagonista.
A Nenè piace
camminare per le vie della sua amata città (capiamo che si tratta di Latina
agli inizi del Duemila).
In
particolare le piace camminare nel “cerchio magico”, entro la vecchia
circonvallazione, altrove no, le sembra una realtà senza identità, dai contorni
slabbrati.
La sua
passeggiata preferita va da Piazza del Quadrato attraverso Viale Italia fino a
Piazza del Popolo.
Ammira i
grandi alberi, pini ed eucalipti, i particolari della struttura architettonica
razionalista, anche le lancette di pietra dell’orologio del PalazzoPT... e
medita.
Tutto sembra
corrispondere alla sua esigenza di perfezione, ordine, bellezza.
Nenè è bella,
elegante, eterea, insegna e ama la danza classica che si basa su un linguaggio
codificato e schemi da rispettare (“stare sulle punte tende all’ascesi”), mentre
la danza contemporanea la affascina e respinge al tempo stesso, come la libertà,
di cui sostanzialmente ha paura.
Nella sua
vita poi avviene una metamorfosi che la spinge a rivalutare il corpo come
strumento espressivo, a cercare “il coinvolgimento con il resto del mondo” (infatti, ad
esempio, il dolore si esprime più con una contrazione del corpo che con il pianto).
Nenè
gradualmente si libera di tutto ciò che le impedisce di vivere,soprattutto dei
ricordi dolorosi che hanno segnato la sua vita: la morte della madre
suicida,quando lei era bambina,e la scomparsa improvvisa misteriosa del padre… i
ricordi possono essere ”trappole spietate”, per cui meglio stare ben
radicati nel presente.
L’incipit del romanzo: una suggestione (calli)fonica, una
telefonata, la voce e la risata del padre, che ritorna all’improvviso dopo un’assenza troppo lunga di cui Nenè, col
rigore che la contraddistingue, ha contato anche ore e minuti.
Nenè conta
anche i suoi passi, cammina contempla e medita… la sua vita si svolge metodica
come un rituale: nella scuola di danza le sue parole volano”limpide e nette”come lei.
Nenè è
un’idealista e sembra quasi non accorgersi della realtà che la circonda... le
sue alunne non sono eleganti come appaiono ne”Il lago dei cigni”, somigliano
alle ballerine del quadro di Degas, eternate dal pittore in un momento di pausa, appaiono anzi
sgraziate, prese dai loro gossip e addirittura - intollerabile per un’esteta - una
si gratta la schiena... non lo farebbe in chiesa!
Un altro
quadro affascina e inquieta Nenè per il suo orrore ancestrale: ”Saturno che
divora i suoi figli”, di Goja, nel laboratorio di un suo “amico”fioraio.
Nella sua “ottica
bidimensionale” Nenè tende a semplificare: da una parte l’ordine rassicurante
di uno spazio dove il tempo scorre tranquillo e gentile, dall’altra uno spazio
caratterizzato da ordine maniacale e tempo
futile e misurato.
Nenè
sostanzialmente vive nel silenzio, in un silenzio vuoto, che cerca di riempire
con i suoi interessi artistici, ponendo attenzione a ogni particolare, dalle
tazzine per il caffè al linguaggio dei fiori… ”i fiori sono parole e compongono
discorsi”.
Anche nel
suo modo di camminare Nenè sembra voler “preservare il silenzio”: gesti
contratti, occhiali da sole anche col pallido sole di febbraio velato da
nuvole, passi contati minuziosamente.
Nenè ha un
atteggiamento auto protettivo. La voce del padre rompe dopo tanti anni quel
silenzio e ogni schema.
Di tutti i
sensi all’inizio il racconto privilegia l’udito, poi compaiono forme, colori e
profumi dei fiori con cui Nenè si diletta a creare composizioni per hobby e per
soddisfare la sua esigenza di equilibrio... e intanto si perde nei suoi
pensieri: come ”nuvolette di fumo intorno alla sua testa”… sembra di vederle
quelle nuvolette mentre lei fuma e sorseggia un tè, ma poi tende sempre a
semplificare, per rimuovere qualcosa che potrebbe rivelarsi destabilizzante per il suo equilibrio.
Non si
arrabbia mai Nenè, commenta la zia, eppure qualche volta dovrebbe.
Poi Nenè si
innamora, ed è tutto un vortice di sensazioni.
Bello questo
personaggio, soprattutto quando conquista la libertà e confessa che le piace da
impazzire danzare a piedi nudi!
Altro
personaggio suggestivo è il giornalista Lucio,”memoria storica”della città, che
“sa proteggere le persone solo raccontando la verità”.
E Nenè vuole
la verità, ma a questo punto nel suo mondo si apre uno scenario violento e
cambia lo sguardo sulla città amata:non più “cerchio magico” ma “vuoto
desolante”.
Un flashback
ci porta indietro negli anni ’70-’80, evoca sete di guadagno senza freni
morali, infiltrazioni malavitose e lo spettro dell’eroina… ”e il cielo che si
ostina a rimanere azzurro e non capisce il dolore dell’uomo”.
Ora il
racconto assume sfumature noir ma, nel momento in cui Nenè è “appesantita da
una tristezza che non credeva potesse esistere tanto che ne sembra inghiottita”,
la ritroviamo dopo un’ellissi di alcuni anni in una città ancora cambiata, col
grattacielo sullo skyline.
Nenè ora è
consapevole che l’acqua”per essere fonte di vita deve essere libera”e che la
bellezza “è possibile trovarla dappertutto”.
Ora sa il
significato della statua davanti alla quale prima passava indifferente e si
rivede piccola tra le braccia della mamma quando cercava di ”toccare il suo
sorriso”.
MariaBeatriceBorri,
Latina,10 luglio 2015.
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