1. Αποθανειν θελω
Formaggio
di capra e ceci.
Ho
accettato questi doni
Lo
stomaco mi mordeva dentro
sembrava
divorarmi.
Sgranello
il formaggio, metto pochi ceci in bocca
che
mi durino a lungo
che
passi più tempo possibile
prima
di dover sopravvivere
col
dono che gli dei mi hanno dato.
Leggo
l’anima dallo sguardo,
il
dolore sopportato
il
dolore che verrà.
Lo
leggo dagli occhi di chi
chiede
di conoscere il futuro.
Maga, sibilla, veggente
Idomenea
è il mio nome.
Portano
doni
Dal
loro sguardo
il
loro dolore, le loro paure,
mi
attraversano e mi dilaniano.
Lontano,
lontano
sulle montagne,
da
sola
a
cercare la pace,
lontana
da coloro che amo.
Lontano
fino allo stremo
fino
alle stremo del mio corpo.
Solo
allora mi costringo a sopravvivere
Col
dono che gli dei mi hanno dato
Vado al ruscello,
mi
disseto
lavo
il mio viso
attenta
a non guardarmi riflessa
attenta
a non guardare dentro i miei occhi
Ho
paura di leggervi il mio futuro,
Ho
paura dell’abisso della mia disperazione,
Mi
inginocchio sulla riva
Sfioro
l’acqua con le dita
il
coraggio di uccidermi
questo
dono vorrei dagli dei.
Αποθανειν θελω
Αποθανειν θελω
Voglio morire.
(continua)
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