martedì 15 novembre 2011

IL SALTO DELLA BRIGLIA di Pasquale Bruno Di Marco

Estate 1972. Mattina piena

“Fermo!”

Antonio si volta portando una mano sulla fronte, come un saluto militare, per proteggere gli occhi dal forte sole di luglio e viene investito sul petto da una serie di strane foglioline verdi arrotolate come piccoli siluri.

“Perché?”.

“Serve a capire quante mogli avrai da grande”.

“Ma io sapevo che erano il numero dei figli. E, comunque, non ci credo. Io lo so già che avrò una moglie e basta”.

“Come non ci credi? Ma se l’altro giorno mi hai detto che chi gioca con i fiori gialli poi si piscia a letto?”.

“Quello è vero!”.

“Allora vuol dire che ti è capitato”.

“No! Cioè, non a me, a mio fratello”.

Lungo la riva, all’ombra del filare di eucalipti, camminano seguendo il sentiero di terra rossa tra erba alla fino alla vita, quella con steli lunghi alla cui cima si dispongono simmetricamente quegli strani “siluri” con cui era stato fatto bersaglio. Lei avanti con un vestito a fiori come quelle delle bambine, che le lascia scoperte le gambe fino sopra al ginocchio. Lui dietro, con i pantaloni lunghi, ormai è grande e proprio non gli va di vestirsi come quando era un ragazzino, anche se fa davvero caldo. Dodici anni non sono mica pochi.

Lei gli ha chiesto di accompagnarla. Vuole seguire il canale fino al ponte di via Torre La Felce, proprio vicino al casale dove vive il Marsigliese, dove il letto del canale è rivestito in pietra e fa un salto di poco più di un metro.

Antonio già immagina loro due lì. Lui che, tendendo la mano, le dice “Vieni”, la conduce lungo la parete inclinata, fino all’acqua nitida in cui immerge le mani unite a conca per poi mostrarle il contenuto. La faccia interrogativa di lei, lui che sorride dicendole:

“Girini”

“I figli delle rane!”

E scoppiano a ridere insieme.

Autunno 2011. Sera inoltrata.

“Fermo”

La luce degli abbaglianti gli ferisce gli occhi.

“Sono l’appuntato Renzi, Antonio Renzi! Mi hanno chiamato dal Comando. Il maresciallo mi ha richiesto qua”.

“Appuntato! In borghese non l’avevo riconosciuta”.

Le mani scattano alla fronte nel saluto militare.

“Non sono in servizio, ma il maresciallo mi ha fatto contattare con urgenza”.

“Il maresciallo Fusco la sta aspettando. E sul ponte. C’è anche la dottoressa Palmas”.

Lungo la strada diverse auto con fari e lampeggianti accesi. Una forte luce viene da sotto il ponte. L’uomo che gli ha fatto strada gli indica dove una donna di spalle sta parlando con due persone.

“… e quando avranno finito, fate portare via il cadavere”.

“Ciao, Laura”.

La donna si gira, lo sguardo duro.

“Appuntato Renzi! Innanzitutto stia al suo posto. E aspetti che io termini di dare disposizioni”.

La dottoressa Laura Palmas si gira nuovamente e si incammina verso l’auto di servizio. La gonna del tailleur le lascia scoperte le gambe dal ginocchio in giù e sono ancora più belle di quando aveva dodici anni. La polvere rossa del sentiero che costeggia il canale le sta impolverando le scarpe con il tacco basso, quelle che indossa sempre quando va nel suo ufficio di magistrato. Antonio ricorda di averla vista anche con le scarpe con il tacco alto, indossate in occasioni non professionali.

“Antonio, ma che fai? Dai del tu al magistrato?”.

Il maresciallo Fusco è più un amico che un superiore o, almeno, si concede, con generosità, toni e atteggiamenti confidenziali. E’ arrivato da poco ed evidentemente ritiene che quello sia il modo migliore per ambientarsi al più presto.

“Veramente ci conosciamo da quando avevamo dieci anni”.

“Ma quella sempre un magistrato è, e pure nell’esercizio delle sue funzioni”.

“Va bene, maresciallo, ormai è fatta. Ma perché mi ha fatto chiamare?”.

Fusco si accende una sigaretta prima di rispondere.

“Hanno trovato un cadavere proprio qui, a questa “briglia” del canale”.

“Briglia?”.

“E’ questa parte del canale, con il letto rivestito in pietra proprio subito dopo il ponte. Secondo quanto mi ha spiegato un geometra del Consorzio di Bonifica, serve per realizzare un piccolo salto lungo il percorso, se ho capito bene, per spezzare la forza della corrente o qualcosa del genere. Credevo che tu conoscessi bene quest’area”.

“Ci sono cresciuto praticamente, ma questo per noi era solo il posto vicino al ponte in cui venivamo a pescare le rane”.

“Mai mangiato rane, anzi a pensarci bene, mi fanno un po’ schifo”.

“Fritte non sono male, praticamente mangi solo le cosce”.

“Mah!”

“E si sa chi è il morto?”.

“Maurizio Montanelli”.

“Quel Maurizio Montanelli?”.

“Proprio quello. Lo conosci bene?”.

“Maresciallo, lei non ci crederà, ma pure lui lo conosco da quando eravamo ragazzini”.

Estate 1972.

“Eccolo!”

La voce di Laura davanti a sé ma Antonio non riesce a vedere subito impedito dal riverbero del sole sulla superficie dell’acqua.

In quel punto, subito dopo il ponte, proprio dove Antonio pesca le rane qualcuno sta facendo il bagno. Gli spruzzi dell’acqua sottolineano i giochi maneschi di tre ragazzi: uno di quelli è Maurizio. Antonio assapora il gusto amaro della delusione,

“Allora è per questo che volevi venire qui! Sapevi che c’era lui!”.

La risata di lei è l’unica risposta che riceve mentre Laura si mette a correre verso i tre.

Ma quelli mica sono troppo contenti.

“Niente femmine! Niente femmine!” strillano dal canale.

“E perché?” stavolta è il tono di voce di Laura ha tradire la sua delusione.

“Per questo!” È proprio Maurizio che emerge dall’acqua roteando il suo pene con una risata beffarda.

Laura strilla e scappa. Antonio rimane fisso a guardare i tre fino a che Maurizio si rivolge pure a lui.

“Hai capito? Niente femminucce! Quindi, neanche tu!”.

Antonio raccoglie un sasso.

Maurizio lo sfida “Che ti credi di fare?”.

Non fa in tempo a finire la frase che è costretto ad abbassarsi per evitare di essere colpito alla testa, ricevendo il colpo sulla spalla.

Altri sassi verso il canale, i tre urlano cercando di ripararsi finché Antonio finisce i “proiettili”.

A quel punto i tre escono minacciosi dall’acqua urlando.

“Bastardo, adesso ce la paghi!”.

Autunno 2011.

“Eccolo!”

La luce della torcia, che il maresciallo tiene in mano per controllare dove poggiare i piedi sul terreno accidentato, per un momento abbaglia Antonio. Un gesto involontario per invitarlo a guardare verso il basso dove il corpo nudo della vittima giace in mezzo alle erbe alte che nascondono quasi completamente il rivestimento in pietra. Ormai la manutenzione è ridotta ai minimi termini. Antonio ricorda che quando era piccolo non era affatto così. Le pareti rivestite in pietra erano ben visibili e non c’era quel fetore nauseante che sente adesso.

Fusco gli fa il gesto di seguirlo. Si spostano lungo il bordo del canale, dove il passaggio di molte persone ha reso accessibile una zona fitta di arbusti e piante selvagge. Dal nuovo punto è più facile vedere il cadavere abbandonato illuminato da un faro portatile. Ancora debbono essere effettuati i rilievi di rito.

Laura, anzi la dottoressa Palmas, intanto, sta continuando a parlare con il suo collaboratore, Antonio mentre ascolta le considerazioni del maresciallo continua a guardare la donna.

“Insomma conoscevi anche lui da quando eri ragazzino. Comunque avete fatto due carriere diverse”.

“Lui ha fatto carriera. Io sono ancora un appuntato”.

Il maresciallo sembra non badare a quanto ha detto Antonio.

“Che sai di lui?”.

“Più o meno quello che sanno tutti. Una carriera politica folgorante e disinvolta, per dirla con eleganza, un uomo per tutte le stagioni. Ha cambiato “casacca”politica come la mia ex-moglie cambiava la tinta dei capelli. Ultimamente si diceva che sarebbe stato proposto come candidato sindaco nelle prossime elezioni per uno dei partiti di maggioranza ”.

“Se non sbaglio faceva pure l’imprenditore, no?”.

“Se così si può definire la sua attività. Negli affari era piuttosto disinvolto, praticamente senza scrupoli. Pare abbia causato la rovina di più di qualche ex-socio mentre lui, non solo non ci ha rimesso, ma sembra abbia anche incrementato il suo patrimonio”.

“Sposato?”

“Divorziato. Due volte e sempre per lo stesso motivo: le sue numerose amanti. Pare non si facesse pregare. Bionde, more, rosse, libere, fidanzate o sposate non faceva differenza per lui”.

“Quindi, secondo quello che dici, per il possibile colpevole abbiamo un bel ventaglio di possibilità. Un avversario politico, un ex socio, un marito cornuto o qualcun altro ancora”.

Antonio si stringe nelle spalle senza rispondere.

“Senti, Antonio – il maresciallo, abbassando il tono, gli si avvicina con un sorriso cattivo – ma è vero che, anni addietro, il nostro morto ha avuto una storia pure con la dottoressa Palmas?”

Per la seconda volta Antonio non risponde.

Estate 1972

“Sono qua!”

Antonio corre verso l’eucalipto dietro il casale dove si trova Laura. Si acquattano insieme. Ascoltano i tre arrivare di corsa, discutere tra loro e poi desistere. Sospiro di sollievo. Si lasciano andare contro il tronco. Lei ha gli occhi chiusi. E’ bella.

Le vorrebbe dire che l’ha vendicata… Ma lei ride.

“Ma lo sai che lui è proprio uno stronzo?”.

“Perché?”.

Antonio è fuori di sé. Ansima e non solo per la corsa.

“Ma lo sai per quale squadra tifa?”.

La Juve”.

“Sì, quest’anno! E solo perché adesso è prima in classifica. L’anno scorso faceva il tifo per l’Inter e l’anno prima per il Cagliari di Gigi Riva”.

“E perché cambia squadra?”.

“Perché fa il tifo solo per quelle che stanno in testa alla classifica”.

“Evidentemente è uno che vuole vincere”.

Antonio guarda per terra. Non vuole mostrare il labbro che gli trema.

“Io faccio il tifo per il Milan, da sempre, e non cambio”.

“A te non interessa vincere, allora”.

“Non si può cambiare solo per vincere. Io sono e sarò sempre fedele”.

“Non ci credo”.

Ride e si rovescia all’indietro sul’erba.

E la scamiciata che indossa le si alza mostrando delle mutandine bianche con una piccola macchia rosso-bruna proprio là. Antonio rimane senza parole. Lei, senza smettere di ridere, si sistema il vestito. Antonio contrae le labbra, un respiro profondo.

“Te lo dimostro. Io faccio il tifo per il Milan, conosco tutta la formazione a memoria, pure le riserve: Vecchi, Anquilletti, Sabadini, …”.

Mentre comincia ad elencare i nomi, contandoli con le dita, Laura si alza in piedi e gli si avvicina. Il viso di lei accanto al suo.

“… Biasolo, …Rosato, … Schnellinger … “

Le labbra di lei sulle sue. Premono, umide. Quando sente la punta della sua lingua sulle labbra, Antonio si ritrae sbalordito. Laura lo guarda stupita a sua volta

Poi scoppia a ridere di nuovo e fugge via.

Antonio rimane lì la testa che gira e non si ricorda neanche più il resto della formazione del Milan.

Autunno 2011

“Sono qua!”.

La voce di Laura lo guida dietro il casale, anzi il rudere che è diventato privo di tetto e di infissi, con intonaco scrostato e infestato dalla vegetazione. Dell’eucalipto è rimasta solo la prima parte del tronco tagliata a meno di un metro dal suolo. La donna l’ha usata per appoggiarci la borsa.

“Dottoressa Palmas, mi hanno detto che voleva parlarmi da solo”.

“Antonio, volevo scusarmi per prima, ma…”.

“Non fa nulla”.

“Lasciami dire. Tu non sai quanto sia difficile questo lavoro per una donna. Sono continuamente sotto osservazione, la mia autorevolezza è continuamente messa in discussione. È un mondo di maschilisti incalliti. Devo sempre difendermi, non posso permettermi di cedere su nulla, anche semplicemente sul piano formale”.

“Capisco, Laura”.

Silenzio, Laura lo scruta come cercasse di indovinare i suoi pensieri.

“Sia tu che io conoscevamo Maurizio Montanelli”.

“Lo conoscevamo da quando eravamo bambini. Poi abbiamo seguiti percorsi diversi”.

“Maurizio ha fatto molti errori. Anche molto gravi. Ma ultimamente era cambiato. Aveva chiesto di collaborare con la magistratura. Diceva che si sentiva in trappola a causa dei suoi rapporti con la malavita locale”.

Antonio si limita a guardarla in silenzio.

“Insomma stava prendendo contatto con il mio ufficio per diventare un collaboratore. Qualcuno però deve avere avvisato i suoi ex-amici”.

Antonio continua a tacere.

“Sono ormai convinta che esista una “talpa”, uno che fa il doppio gioco e tiene aggiornato il clan sulle nostre indagini”.

Tace anche Laura. Dal ponte arrivano le voci dei tecnici ella scientifica impegnate nei rilievi.

“Noi ci conosciamo da tanto tempo e…”

“Fin da bambini, lo abbiamo già detto, e io ero già innamorato di te”.

“Lo so”.

“Ma già allora c’era Maurizio”.

“Eravamo bambini…”.

“E anche quando ti ho incontrata di nuovo dieci anni fa ho avuto la possibilità di riavvicinarmi a te”.

Laura abbassa la testa, rovista nervosamente nella sua borsa, tira fuori un fazzoletto e si mette a pulire i suoi occhiali.

“Eri sposata. Ma poi ho scoperto che avevi una relazione con Maurizio nonostante che anche lui fosse sposato”.

Laura non risponde, appoggia la borsa sul tronco dell’albero.

“Certo, per lui i suoi matrimoni non sono mai stati un ostacolo a nuove relazioni, ma tu…”.

“Attraversavo un periodo difficile: mi stavo separando da mio marito.”.

“Ma ancora non lo eri. Io non ho osato avvicinarmi per questo”.

“Non capisci che non lo amavo più. Da troppo tempo ormai. E Maurizio era là”.

“Anche tu sei stata infedele”.

Sguardo duro di Laura.

“Perché mi giudichi? Non sei in condizioni di farlo! Anche tu sei stato infedele, o no?”

Antonio risponde con un profondo respiro, alza il mento, serra gli occhi.

“Ormai sono convinta che sei tu quello che informava il clan”.

Antonio tace.

La sua testa crolla sul petto con un sospiro profondo.

“E adesso che ho visto dove hanno ritrovato il corpo di Maurizio e, soprattutto, come è stato ritrovato sono convinta che… “.

Laura si interrompe e lo fissa decisa negli occhi fino a che Antonio distoglie lo sguardo e si siede sul tronco spostando leggermente la borsa di lei.

“Sono andato a casa sua. Mi è venuto ad aprire in accappatoio, con il suo solito sorriso sulle labbra. Si è messo a raccontare che aveva appena mandato via una e si stava facendo la doccia. Poi mi ha squadrato e si è messo a farmi domande, che facevo, dove vivevo. Io non rispondevo e lui ha attribuito la mia poca loquacità al fatto che era ancora innamorato di te. Mi prendeva per i fondelli. Con una risata sguaiata si è diretto verso di me puntandomi il dito. Ricordo l’accappatoio che gli si apriva e lui, senza preoccuparsi di coprire il suo corpo, che mi derideva. Quando ha detto “Sei sempre stato il suo zerbino”, ho preso la pistola di ordinanza e gli ho sparato in bocca. E’ caduto supino, lo sguardo tra l’incredulo e il beffardo. Ancora non ci credeva che lo avevo ammazzato. Ho caricato il corpo in macchina. Volevo farlo sparire”.

Antonio si alza, guarda verso il ponte.

“Poi ho pensato che non avesse più molta importanza. Niente aveva più importanza. Mi sentivo svuotato, tutto era finito. Istintivamente sono venuto qua. Ho scaricato il cadavere dove lo hanno trovato”.

Tacciono.

Si fissano negli occhi, finché Antonio abbassa i suoi.

“Quando hai sospettato di me per la prima volta?”

“Quando ho visto il tuo portachiavi con lo stemma di una squadra di calcio. Non era quella di cui conoscevi la formazione a memoria quando eravamo bambini!”.

Antonio sorride, sollevato.

3 commenti:

  1. pubblicato su antologia "Giallolatino 2011"

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  2. scritto bene e montato altrettanto bene (i richiami presente/passato creano la necessaria tensione). belle e vivaci alcune immagini rievocate dall'infanzia (su tutte maurizio che emerge dalle acque col pene *roteante*), nonché l'idea che maurizio "ancora non ci credeva che lo avevo ammazzato" (eh, con buona pace di marcello marchesi, la morte di certo l'ha trovato vivo.
    :)
    un po' frettoloso il finale, che avrei articolato maggiormente (tipo il le il la finale) sia prima della rivelazione "ormai sono convinta che sei tu quello che informava il clan" che dopo (la capitolazione di antonio praticamente spontanea è davvero poco credibile per un informatore di clan).
    compliments
    (occhio, un refuso: "il tono di voce di Laura ha tradire")

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  3. grazie, preso nota dei tuoi appunti con cui concordo.
    pensavo anche di riprendere la storia e dargli maggior respiro.

    p.s e grazie anche per il riferimento a marcello marchesi , mi ricordo di quando da piccolo leggevo i suoi interventi su un giornale che comprava mia madre... :)

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