giovedì 1 settembre 2011

NON SO SE SOPRAVVIVERÒ' A QUESTA VITA - cronaca 11 (reloaded)

Jimi Hendrix mi dà lezioni di chitarra. Per ringraziamento. Era tormentato da un tipo strano, un simulacro, basso con delle orecchie enormi e degli strani capelli sulla testa, che continuava a seguirlo e a ripetergli che “anche lui era bello, giovane e abbronzato come quell’altro, magari è suo parente”. Ho chiesto a Gabriele di chiamare questo piccoletto e affidargli qualche incarico che lo tenesse occupato. E’ stato nominato presidente di qualcosa e adesso sta dietro una scrivania telefono. Pensavo che per lui fosse una specie di punizione invece e li, tutto contento, sempre al telefono che bercia comandi conditi da “mi consenta” alternato a “si contenga”. A me ricorda qualcuno ma proprio non riesco a ricordare nulla degli ultimi tempi sulla terra, prima del mio “passaggio a miglior vita”.

Jimi ha un sistema tutto suo, vuole che cominci dalla fine, che apprezzi subito il vertice massimo dell’arte di suonare la chitarra, così il mio sarà un percorso a ritroso. Sarà. Le prime lezioni sono state tutte incentrate su come si dà fuoco alla chitarra e lui è un perfezionista. Sto pensando se è il caso di chiedere un altro favore a Gabriele e togliere l’incarico al tipo basso - ma chi è, proprio non riesco a ricordare, forse un venditore porta a porta – perché mi imbarazza ammettere che mi sono stancato di tornare a casa che puzzo di benzina e fumo.

E poi sto seguendo altri corsi. Moana ne tiene uno sul decameron. Seguo concentratissimo ma non capisco una parola. Fortuna che con me c’e Sebastiano che prende appunti, così quando Moana chiude la lezione assegnandoci compiti per approfondire le novelle “dell’amore a lieto fine” non mi preoccupo. Seba mi conferma che è disposto a passarmi gli appunti, meno male.

“Solo mi è sfuggita qualche parola – e poi aggiunge giurerei arrossendo – hai visto il colore degli occhi della prof?”.

Occhi? Ripasso velocemente tutte le visioni che hanno occupato la mia mente mentre avrei dovuto seguire la dotta parafrasi del testo. Moana che passeggia tra i banchi dondolando, Moana che si appoggia di tre quarti sul leggio, Moana che siede alla cattedra adagiando l’apparato mammario sul piano con effetto di rigonfiamento, colore degli occhi? Sorrido con un minimo di imbarazzo.

Seba sta mettendo a posto tutto nella sua colonna portaoggetti quando un brivido di freddo lo fa tremare da capo a piedi. Mi avvicino preoccupato ma, le mie domande vengono prevenute da una voce dietro di me.

“Non c’è da preoccuparsi, gli passa subito. E’ solo l’effetto Dafne”

È vestito da afgano, ma il viso e soprattutto l’accento anglo-siculo sono inconfondibili. Sto per salutarlo ma lui mi anticipa e si presenta come Omar.

Resto perplesso per qualche istante mentre lui finge di non conoscermi. Non ho dubbi sulla sua vera identità, ma decido di assecondare il suo gioco e mi presento anche io.

Il millantatore mi stringe la mano e mi rassicura di nuovo sulla salute di Seba che, infatti, si riprende immediatamente. Seba vorrebbe spiegarmi ma Omar lo anticipa, invitandomi a seguirli per assistere ad un incontro di “Umorismo Estremo” così capirò direttamente. E perché no? Sono davvero incuriosito.

E’ vicino, forse. Non ho ancora capito come percepire le distanze e il tempo quassù. C’è folla davanti l’ingresso, qualcuno grida. Da qui non riesco a capire se è un simulacro o no. Omar mi fa capire che conviene avvicinarsi che ne vale la pena. Tra i volti colgo per un momento una donna di spalle coperta con un manto verde. Sono sicuro che sia quella che ho già intravisto tempo fa la cui figura mi sembrava così familiare. Cerco di scorgerne il viso, ma la folla ci spinge lontano l’uno dall’altra.

Adesso riesco a vedere chi è che sta tenendo la concione davanti all’ingresso. E’ vestito con una specie di tonaca e strepita con le braccia al cielo, come da copione.

“Risus abundat in ore stoltorum, o insensati, quo usque tandem abutere, catilina, pazienta nostra, ora che Latina, olim palus , e quindi basta a tutto ciò, ubi major minor cessat, ormai che rari nantes in gurgite vasto è l’ora del redde rationem, dell’ anticlimax e del non sequitur, e di nuovo vi diro, che reperita juvant, che Roma caput mundi , eppure cogito, ergo sum., anche se Publius captat muscas. Quindi …”

Guardo fisso Omar e Sebastiano cercando spiegazioni, i due si sorridono complici poi finalmente spiegano:

“Ogni volta che c’è un incontro di Umorismo Estremo succede questo. Savonarola si mette di fronte all’ingresso, e cerca di impedire alla gente di entrare, arringando la folla”

“Ma non si capisce nulla, tutte quelle citazioni…?”

“Si dice che vada a ripetizioni dal simulacro di un presidente di una squadra di calcio serie A”.

“Ma sta impedendo agli altri di entrare, lo può fare?”

“Teoricamente no, qui nessuno può impedire ad altri di fare quello che vogliono, però applicano il buon senso e lo lasciano sfogare un po’. Ecco che intervengono”.

Infatti, arriva S. Paolo con tanto di cavallo, si ferma davanti a Savonarola che, stupito, si interrompe.

Nel tentativo di fermarsi San Paolo cade da cavallo, si rialza allontanando quelli che volevano aiutarlo.

“Tranquilli, sono abituato”.

Poi si rivolge al predicatore.

“Savonarola, giusto te, avrei bisogno di un aiuto da parte tua, sai devo scrivere un’altra lettera ai romani sul tema sic transeat gloria mundi e, già che ci siamo, volevo chiederti che ne pensi di Gilardino largo sulla fascia, perché io credo…”.

E mentre parla prende sottobraccio Savonarola, che è interessatissimo all’argomento, e lo porta via lasciando libero il passaggio. Finalmente possiamo entrare. Mi colpisce il manifesto all’entrata “la madre di tutta le battaglie di Umorismo Estremo: Dafne, detta “la Fata Turchina”, contro Euridice Misandra – solo per stasera” e mentre leggo a voce alta sento Sebastiano rabbrividire accanto a me.

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