mercoledì 12 settembre 2012

work in progress... ?

CAPITOLO 1

“La valigia sul letto quella di un lungo viag... CLIC!”

Non aveva mai consentito a nessuno di dettare le atmosfere dei suoi momenti, figuriamoci subire l’ironia involontaria di una stazione radiofonica accesa quasi per sbaglio.

La valigia è davvero sul letto, il viaggio non sarà lungo. Un paio d’ore d’aereo o poco più, se ricorda bene dall’ultimo viaggio a Londra.

Adora Londra, fino dal suo primo viaggio aveva deciso che prima o poi sarebbe andata a vivere là. Quando girava con la brochure che schematizzava i percorsi dell’underground e aveva la sensazione di avere tutta la città a disposizione. Quella volta insieme a tre amiche aveva preso in affitto un appartamento. Qualcuno, e ricordava bene chi, le aveva dato un biglietto da visita su cui era scritto Pino’s accomodation, una scritta così inverosimile da sembrare uno scherzo. Questo Pino, invece, esisteva davvero.

Lo aveva contattato proprio lei, accordandosi per il prezzo e l’appuntamento presso la victoria station appena scesi dal treno che le avrebbe portate lì dall’aeroporto di Gatwick. Lo avevano visto solo quella volta Pino, che si limito a prendere l’anticipo e consegnare loro le chiavi con l’indirizzo e uno schemino della mappa della metropolitana su cui aveva cerchiato un nome lungo la linea nera. Nenè avrebbe imparato subito nei primi giorni che quella era la Northern Line e la fermata più vicina da Hoxton Street, dove le aveva sistemate Pino, era Highgate, il nome cerchiato sulla mappa.

Aveva imparato subito che conveniva fare l’abbonamento settimanale, la travel card, per le zone 1 e 2 così da muoversi senza problemi per tutta la parte centrale della città. E poi camminare. Le altre la seguivano. Lei dettava i tempi e le mete. Si faceva carico delle decisioni. Le altre ne erano atterrite, Nenè la viveva come una sfida. Decidere le regalava un piccolo momento di affermazione.

Camminare le è sempre piaciuto quindi nessun problema.

Anche adesso dovrà camminare molto. E anche adesso nessun problema, ha già contatti giusti per il lavoro. I curricula spediti le danno qualche possibilità che dovrà giocarsi bene.

Nenè ha sempre detto a tutti che lei se la sa cavare in ogni situazione. E questa avventura non la spaventa certamente.

Ma dove sarà finita quella borsa che usa sempre per il bagaglio a mano? Nel ripostiglio in mezzo a tutto quel caos?

Anche il citofono adesso. E’ davvero una congiura, vogliono farle perdere l’aereo.

“Sì, chi è? .. Questo citofono non funziona mai!”

“….”

“Apro, chiunque tu sia, sali pure al terzo piano. Sii veloce però, che sto partendo e ho poco tempo.”

La borsa, quella da usare per il bagaglio a mano spunta da sopra il mobile dell’ingresso. Un sorriso di soddisfazione e Nenè si allunga in punta di piedi per cercare prenderla.

Campanello.

Lo sbuffo che gli esce spontaneamente fa volare la ciocca di capelli ribelli che ogni tanto le finisce sulla bocca.

La borsa dovrà attendere.

La porta si apre su un volto che non immaginava proprio di vedere. L’imbarazzo è reciproco.

“Che vuoi?”

“Entrare, prima di tutto.”

“Devo prendere un aereo.”

“Lo so. E’ per questo che sono qui.”

“Non dovevi disturbarti. All’aeroporto ci arriverò con i mezzi pubblici.”

Lo sguardo della zia rimane fisso sugli occhi di Nenè.

“Ti concedo due minuti. Entra”.

Monica entra e si guarda intorno. Non era mai stata nella casa in cui sua figlia abita per conto suo da almeno cinque anni. Fissa le tende con i disegni etnici Quasi l’unico elemento colorato in una casa che sembra la versione Ikea dell’arredamento minimalista

Un ordine maniacale, Monica si aggira come in un ambiente innaturale.

“Stai analizzando il mio antro? E’ un po’ tardi per i consigli di arredamento, non credi?”.

Ancora lo sguardo di Monica si fissa negli occhi della nipote ma questa regge il confronto senza abbassarli.

“Potresti offrirmi almeno un bicchiere d’acqua?”

“Vuoi testare il mio senso di ospitalità, capisco”.

Monica butta la sua borsa a sacco sul divano con gesto infastidito. Nenè si dirige lentamente verso l’angolo cottura a prendere l’acqua così gentilmente richiesta. Meglio assecondare, meglio non arrabbiarsi. Servirebbe solo a perdere tempo.

“Come lo hai saputo?”.

“L’ho saputo”.

“E cosa pensi di ottenere venendo qua?”.

“Sempre aggressiva. Sei sempre stata così aggressiva”.

“Come te, zietta cara”.

Monica si stringe un suo scialle da nonnina che contrasta elegantemente con i suoi stivali rossi con tacco alto e i suoi jeans con strass Allunga una mano, prende la sua borsa a sacco e si mette a cercare dentro.

Nenè, che ha capito, le porge un posacenere mentre anche lei si porta una sigaretta alla bocca.

“Da quando fumi?”

“Ma non ti ricordi che la prima sigaretta me l’hai data tu?”

“Anche questa deve ricadere su di me”.

“Stai sempre a compatirti?”

Nenè come al solito studia l’abbigliamento della zia.

“ Ma porti ancora i jeans con gli strass?”.

“Io me la posso permettere ancora la 42”.

“Mi spiace averti deluso e non essere diventata anoressica”.

L’espressione del viso della madre risulta così indecifrabile che sente il bisogno di proporle un the. Si reca in cucina apre, lo sportello sopra il lavabo e due bicchieri cascano improvvisamente andando a frantumarsi nelle vaschette in acciaio.

(continua)

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