direttamente dal blog di andrea rezzonico
"Non so se sopravviverò a questa recensione

Come dicevo, mesi fa il libro di Bruno è
stato presentato alla libreria Piermario & Co, a Latina, e a
presentarlo è stato nientemeno che Antonio Pennacchi, premio Strega
nonché autore molto vicino all’Anonima Scrittori di cui lo
stesso Bruno faceva parte. Di quella presentazione ricordo bene – oltre
al ramo intrecciato che Pennacchi ha preteso, per incoronare
simbolicamente Bruno come scrittore - che proprio il maestro Pennacchi
ha tenuto a specificare che il libro aveva una sua dignitas;
ovviamente, se il libro fosse stato di un altro autore mi sarebbe un po’
roduto (si chiama invidia, ne soffrono un sacco di scrittori, me
compreso), ma per Bruno ne sono stato contento e mi sono comprato il
libro appena possibile. E, finalmente, arrivo al punto.
Inizio con il dire che il libro la sua dignitas ce l’ha davvero. In Non so se sopravviverò a questa vita vengono
raccontate le avventure di Dirtydancing, reporter appena passato a
miglior vita che si ritrova in un Paradiso leggermente diverso da quello
che è nell’immaginario collettivo. Innanzitutto, nell’aldilà progettato
(è proprio il caso di dirlo, e leggendo il testo scoprirete il perché)
da Nostro Signore non esistono né purgatorio né inferno; è normale,
dunque, trovarci sia tutta una schiera di Santi (alcuni dei quali
accompagnano il nostro, fornendogli dritte su come funzionano le cose
lassù) ma anche personaggi assai meno raccomandabili, fra cui un certo
sig. Poorpotter che, è chiaro fin da subito, non ce la conta giusta.
Subito l’istinto del reporter del protagonista si fa sentire, e con lui
mano a mano anche noi ci ambientiamo e ci poniamo delle domande su
quello che effettivamente è nascosto dietro la burocrazia celeste (!) in
questo Paradiso dimarchiano che, ce ne rendiamo conto, con il proseguio
della lettura si fa sempre più somigliante al nostro mondo.
Perché la migliore intuizione
dell’autore, almeno secondo me, sta proprio nel non voler considerare
l’idea classica del Paradiso, quella con gli angeli che suonano l’arpa
per intenderci, in favore di un Paradiso tutt’altro che tradizionale;
così, accanto alle tante anime celebri che incontreremo nel corso della
narrazione, l’autore popola questo particolare Paradiso anche di tanti
simulacri, vale a dire “doppioni” di persone che sono ancora in vita;
ecco che accanto a personaggi del passato quali Groucho Marx
e Picasso, Neruda e Marinetti, Chaplin e Hammurabi, Dirtydancing
incontra altri individui i cui nomi – come accadeva negli albi di
Topolino – sono storpiati al solo scopo di farci sorridere senza voler
dissimulare le vere identità dei personaggi, come ad esempio accade per
la famosa tennista Sharapallinanova, il professor Umberto Erto o lo
stesso Ausonio Piumacchi.
Fra speculazioni edilizie, angeli assai
attraenti e improbabili bar celesti, il nostro Dirtydancing dovrà
arrivare a chiudere quella che è la sua inchiesta più importante,
incerto – come il titolo suggerisce – se sopravviverà a questa vita.
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