lunedì 19 ottobre 2009

ALFIO E LA TOLLERANZA CONVENIENTE - Favola - parte 2 di 3

Alfio apre gli occhi e si trova a scuola. La campanella suona e si deve entrare in classe. E il mago? Il mago deve averlo sognato, dai su, entrare in classe. Sara è già al suo posto e Alfio non riesce ad evitare una smorfia di disappunto. Ecco la professoressa che subito comincia con l’appello. Oggi è davvero una bella giornata, fuori c’è un sole primaverile che chiama ad uscire e a correre sul prato.
“Scusi prof. Posso aprire la finestra? Oggi fa davvero caldo.”
“Per me va bene, Alfio. Oggi fa davvero caldo. Chiediamo anche ai tuoi compagni. Va bene per voi?”
Un coro di “Siiiiiiii!”
Alfio si alza con un sorriso e va alla finestra. La spinge tutta di lato mentre il sole lo illumina.
“Che giornata, prof. Sarebbe davvero bello andare a fare lezione sul prato.”
“Per me va bene, Alfio. Lezione sul prato all’aria aperta. Vediamo che ne pensano i tuoi compagni. Andiamo fuori a fare lezione?”
Altro coro di “Siiiiiii!”
Alfio non crede alle sue orecchie. Tutti pronti con quaderni e astucci per andare fuori a fare lezione. Nell’atrio il preside si stranisce nel vedere la classe che si appresta ad uscire.
“Ma che succede qui?”
“Preside, stavamo per iniziare quando Alfio mi ha fatto notare che con una giornata così sarebbe stato bello fare lezione sul prato. E quindi …”
“Giusto, con una giornata così. Andate pure nel prato qui di fronte.”
I ragazzi entusiasti corrono a sedersi sul prato mettendosi in cerchio intorno all’insegnante. Pronti, con le penne in mano, per il dettato, si scambiano sorrisi tra loro. Alfio ci pensa su, il sole, il prato, i ragazzi:
“Prof e, se invece, della lezione facessimo una bella partita a pallone?”
“Per me va bene Alfio, basta che io faccia l’arbitro. Per voi va bene ragazzi?”
Terzo coro di “Siiiii!”
Fatte le squadre, palla al centro tutto è pronto per iniziare, quando una massa di ragazzini urlanti esce dalla scuola e invade il prato coprendolo completamente. Alla testa il preside urlante di gioia anche lui.
“Avete proprio ragione. Una giornata così non si può fare lezione in classe. Ho fatto venire tutti qui sul prato.”
Addio partita di calcio. Non rimane neanche un piccolo angoletto per giocare a morra cinese. Alfio ci rimane malissimo, si può solo tornare in classe e fare lezione normalmente.
Per fortuna dopo un po’, come tutte le mattine, suona la campanella della ricreazione. Alfio adora le pizzette che porta Gigino il fornaio.
Quando mangia una di quelle pizzette si sente in estasi. Via a comprare la merenda. Ma tutti i ragazzi si muovono all’unisono, tutti insieme si presentano da Gigino e tutti, ma proprio tutti vogliono la pizzetta. Niente bombe, niente cornetti, niente tramezzini. Solo pizzette che chiaramente finiscono subito e Alfio rimane a bocca asciutta. Quando torna in classe è decisamente contrariato, anzi proprio nervoso. Fortuna che in classe c’è Melissa che gli piace da matti. Con quei capelli color miele pieni di boccoli morbidi che deve essere una delizia accarezzare. E quegli occhi verdi, grandi e intensi che quando lo guardano lo fanno diventare tutto liquido dentro. Melissa così bella che qualche volta se la sogna anche di notte. Quando si innervosisce la guarda più del solito. La fissa anche quando suona la campanella, mentre indossa il cappotto e lo zaino pronta per uscire. Alfio ancora non ha trovato il coraggio di farsi avanti e per ora si limita a camminarle dietro mentre escono di scuola per inebriarsi del suo profumo. Ma oggi che succede? Tutti i ragazzi vogliono camminare dietro Melissa.
“Ma che avete da spingere tutti?”
“Come sarebbe? E che ti credi che Melissa piace solo a te?”
“Ma perché piace pure a tutti voi?”
“Siiiiiii!” e questa volta sentire il coro di tutti i maschietti, e pure di un paio di ragazze proprio non lo rende felice, anzi.
Quando torna a casa è più arrabbiato del solito. Per fortuna oggi il papà lo porta alla partita. Gioca la sua squadra del cuore, il derby
cittadino. Alfio indossa la sciarpa verde-fucsia con lo stemma, cappello con gli stessi colori. Pure il papà è vestito allo stesso modo.
Mentre si recano allo stadio in macchina cantano i cori che ripeteranno allo stadio. Che bello vede dappertutto persone con le stesse sciarpe, gli stessi cappelli e le stesse bandiere. Tutto verde-fucsia. Solo verde-fucsia. Forse quella strada che stanno percorrendo porta ad un settore dello stadio solo per i tifosi di una squadra. Ma si certo.
Alè forza gladiatori verde-fucsia. Portate in alto i nostri colori. Finalmente sale le scale della tribuna e quando accede agli spalti tutto lo stadio è verde-fuscia. Bellissimo… però. Possibile che non ci siano i tifosi dell’altra squadra? Neanche una bandiera ciano- magenta tigrata? Strano. Alfio guarda il papà che sorride e non vede il filo di inquietudine negli occhi del figlio. Mancano pochi minuti all’inizio. Scendono in campo i giocatori verde-fucsia a fare riscaldamento. Tripudio di Bandiere. Cori, trombe e tutto il sacro repertorio, insomma. Ma dell’altra squadra nessuna traccia. Quando ormai sono passati venti minuti da quello che doveva essere l’inizio della partita un annuncio dagli altoparlanti. Il match non si potrà giocare perché tutti i membri dell’altra squadra, dal presidente all’allenatore, dai calciatori ai massaggiatori, per non parlare dei sostenitori organizzati e non, sono diventati tifosi verde-fucsia. Quindi non c’è nessuno contro cui giocare!
Per cui si passerà il pomeriggio a sventolare le bandiere e a cantare i cori con il karaoke sul grande display dello stadio. A seguire proiezione degli allenamenti della squadra.
Alfio è decisamente deluso. Il papà se ne accorge e, mentre escono dallo stadio, gli chiede cosa vuole fare per divertirsi un po’. Alfio sceglie la combinazione pizza e cinema, che c’è il nuovo film di animazione in 3D tanto reclamizzato.
Una parola. Tutti hanno deciso di andare a mangiare la pizza e, neanche a dirlo, di andare a veder lo stesso film. Impossibile sedersi ad un tavolo con tovaglia di carta in attesa di una margherita con mozzarella di bufala ed impossibile trovare i biglietti per qualunque spettacolo. Un incubo per il povero Alfio.
(continua)

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