mercoledì 21 ottobre 2009

SCACCHI MATTI


“Fermo fratello pedone! Cosa fai?”
“Come sarebbe? Ti mangio: pedone bianco in F5. Sei preso, amico”
“E perché?”
“Come perché? E’ la regola degli scacchi.”
“Ma perché vuoi mangiarmi? E’ qualcosa che tu vuoi veramente? No, tu stai solo eseguendo la volontà di altri. Sei una pedina nelle loro mani.”
“Veramente sono un pedone. Comunque si, sono nelle mani di chi ci muove, come te, come gli altri pezzi.”
“Apri gli occhi, fratello. Guarda. Uno dei due vecchietti che stavano giocando con noi si è alzato per andare in bagno e sai bene che ci resterà un sacco di tempo e l’altro si è addormentato mentre stava per muoverti.”
“E allora?”
“Allora è la nostra grande occasione. Presto, venite qui anche voi fratelli pedoni. Tutti qui, bianchi e neri. E ascoltate. I nostri colori sono diversi ma dentro di noi siamo uguali, siamo tutti pedoni. Siamo quelli che vengono sacrificati per primi e per quale motivo? Perché loro, i signori, i nobili, possano fare il loro comodo. Quante volte ci hanno fatto azzuffare mentre l’alfiere sventolava l’insegna e il cavallo nitriva saltellando sulle nostre povere teste e poi, quando ormai noi giacevamo stramazzati fuori dalla scacchiera, quelli si accordavano e fermavano la partita dichiarando la vittoria dell’uno o dell’altro senza neanche sporcarsi. Oppure, beffa ancora più amara per le nostre sofferenze, dichiaravano la partita patta. Ribelliamoci fratelli pedoni. Basta essere succubi di un potere che non si cura affatto di noi. Adesso tocca a noi. Tocca a noi decidere del nostro destino. Noi saremo il potere.”

“Cara, ma che succede al centro della scacchiera?”
“Sembra che i pedoni bianchi e neri si siano messi a fare comunella e stiano acclamando uno di loro, un pedone nero, caro”
“Acclamano un pedone? Ma che si sono messi in testa? Che cosa bizzarra.”
“Tranquillo caro, ci penso io. Tu arroccati pure dietro la torre e non fare assolutamente nulla, come al solito del resto, che in questo sei bravissimo. Cavalli e alfieri, rimettete al loro posto quella marmaglia!”
“Agli ordini, regina!”
“Fratelli pedoni, battiamoci per la nostra libertà. Non abbiamo nulla da perdere tranne le nostre scacchiere.”
“All’assalto. Cavallo in C6.”
“Due pedoni si spostino a destra! Addosso”
“Alfiere in E7, carica!”
“Pedoni bianchi, rintuzzate l’attacco!”

“Alla fine siamo rimasti solo noi, regina.”
“Si, pedone. Siamo rimasti solo noi. E’ stata uno scontro duro. Ma non è ancora finito. Io mi batterò fino all’ultimo.”
“Ma io non voglio battermi con te regina. Io ti amo.”
“Come? Tu sei pazzo, pedone.”
“E se anche fosse? Sei bella, regina. Ogni volta che ti muovevi sulla scacchiera io guardavo le tue movenze, ammiravo la tua eleganza, gustavo la tua leggiadria. E quasi senza accorgermene mi sono innamorato di te..”
“Ma allora, vorresti forse farmi credere che…?”
“Si. Tutto questo io l’ho fatto solo per te, regina.”
“Sei davvero un pazzo! Un incosciente, assurdo, affascinante, pazzo pedone.”
“Si, adesso sarai mia.”
“Tu osi avvicinarti a me?”
“Ti desidero, ti bramo, regina”
“Pedone pazzo, ti farò tagliare la testa. Ma prima vieni qui e ripassiamo il kamasutra delle sessantaquattro caselle.”

“Nicola, ma ti sei addormentato?”
“E si, scusa. Devo pure aver urtato la scacchiera. Tutti i pezzi sono caduti, aiutami a trovarli.”
“Ma che strano…”
“Che cosa è strano?”
“Ogni volta che mi addormento i pezzi cascano dalla scacchiera e quando mi metto a cercarli alla fine mi manca sempre lei, la regina nera. E ogni volta, puntualmente, la ritrovo in un angolo buio o sotto un mobile, insieme alla torre o al cavallo, una volta addirittura insieme a tutti e due gli alfieri. Ma questa, ti giuro, è la prima volta che la ritrovo affianco ad un pedone!”

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