lunedì 19 ottobre 2009

ALFIO E LA TOLLERANZA CONVENIENTE - favola - parte 1 di 3

Alfio ritorna a casa arrabbiato come al solito. Sbatte la cartella sul divano, ci ammucchia sopra cappello e cappotto ed entra in cucina strascicando i piedi nel tentativo di far più rumore possibile. Si getta su una sedia, prende la faccia tra i pugni e bofonchia:
“Quella stupida di Sara, non mi da mai retta. Nessuno mi da mai retta in quella classe. Sono tutti stupidi!”
Non ricevendo replica, Alfio si decide a guardare più in là del suo naso e si accorge che davanti ai fornelli la mamma non c’è. La porta del frigo è aperta e qualcuno sta rovistando dentro.
“Mamma mi hai sentito? Ti stavo dicendo che sono arrabbiatissimo che quella stupida di …. E tu chi sei ?”
Quello che gli è apparso da dietro la porta del frigo non somiglia proprio alla mamma. La faccia è quella di un signore di mezza età con gli occhiali appoggiati sulla punta di un naso lungo e un po’ curvo con capelli lunghi grigi e ispidi raccolti in un codino. Ma la cosa più strana è il suo vestito. Sembra uscito da una delle fiction che piacciono tanto alla mamma con le principesse con i vestiti ampi, sempre pronte a piangere mentre salgono e scendono da carrozze guidate da gente con il cappello a tricorno in testa.
“Forse ne stanno girando una da queste parti” pensa Alfio
Il signore gli fa un inchino e un bel sorriso.
Poi si siede a tavola mentre continua a mangiare una coscia di pollo fredda trovata durante la sua ricerca nel frigo.
“Chi sono io? Beh è facile da spiegare, sono un mago!”
“Come sarebbe? E mia madre dove?”
“Considerato quello che è successo ne deduco che sia una specie di maga anche lei.”
“Mia mamma una maga?”
“Si ma involontaria. Ci ho ragionato fino a poco fa e credo di aver capito cosa è successo. Vedi, tua mamma stava preparando il minestrone tentando una variante personale sulla ricetta classica. Evidentemente la combinazione di elementi che ha usato ha scatenato questo scambio crono-spaziale. Insomma ci siamo invertiti i nostri rispettivi posti nello spazio e nel tempo.”
“E adesso? Che succede?”
“Nulla stai tranquillo. E’ solo una cosa temporanea. Succede non così di rado mentre le massaie preparano il minestrone. Ho già scritto un saggio sull’argomento. Vedi la mia è una teoria rivoluzionaria che spiega il motivo per cui sono accaduti alcuni eventi storici di cui non si è mai capito bene la ragione. Io credo – gli fa il tipo bisbigliando nell’orecchio di Alfio - che siano proprio da attribuire a questi fenomeni fisico-gastronomici per cui paffute massaie si sono trovate all’improvviso a capo di eserciti o al comando di navi e navicelle, ma questo te lo racconto un’altra volta. A giudicare dal grado di cottura del minestrone la cosa dovrebbe durare al massimo un paio d’ore. Un po’ di pazienza, quindi. Fame?”
“No. Niente fame, sono troppo arrabbiato.”
“Ho sentito. Bravo il signorino che sbatte le cose a destra e a sinistra. E solo perché qualcuno la pensa diversamente da te.”
“Vorrei vedere te al posto mio. Sempre a discutere con quegli stupidi. Io gli spiego cosa fare per il bene di tutti e loro non capiscono. Sono stupidi!”
“Stupidi? Dovresti ringraziarli invece.”
“Ringraziarli?”
“Certo. Tu non ti rendi conto di che fortuna sia.”
“Fortuna? Una fortuna che nessuno mi dia mai retta? Che nessuno la pensi come me? Mi prendi anche in giro?”
“E’ una vera fortuna che ognuno la pensi come vuole.”
“Ma se ognuno pensa come vuole come si fa a fare qualunque cosa? Diventa difficilissimo. Ci vuole uno che decide per forza e se tutti la pensassimo alla stessa maniera sarebbe molto più conveniente.”
“Questa è una stupidaggine. I miei studi magico-socio-economici hanno dimostrato inequivocabilmente che la tolleranza è molto conveniente, anzi è l’unica strada conveniente.”
“Questa invece sembra davvero una stupidaggine.”
“Tu sei di quelli testoni, ma testoni sul serio vero? Va bene non starò qui a spiegartelo che tanto non capiresti ma se vuoi ti posso far vivere in un mondo dove tutti la pensano come te.”
“Davvero? Non è che mi prendi in giro sul serio?”
“Assolutamente no. Ti ho detto che sono un mago, giusto? Veramente sono qualcosa di più complesso, dico mago per non dover troppo spiegare. Comunque se proprio vuoi provare ti farò fare questa esperienza.”
“E come si fa?”
“Facile. Mettiti in testo questo cappello con l’elica. Ecco ... così. questa è una specie di macchina del tempo interdimensionale che ti proietterà in un mondo come hai desiderato. Farai questo salto dove rimarrai finche vuoi e poi ritornerai qui diciamo tra cinque minuti il tempo che io mi mangi quella caponatina che ho visto in frigo. Metto a punto l’elica… e via ci vediamo tra cinque minuti!”
(continua)

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