martedì 20 ottobre 2009

ALFIO E LA TOLLERANZA CONVENIENTE - Favola - parte 3 di 3

Alfio si è svegliato molto preoccupato stamattina, ha chiesto per favore di essere accompagnato a scuola. Solo che tutti i ragazzi hanno chiesto la stessa cosa e per strada c’è un ingorgo allucinante. Bisogna andare a piedi. In classe per un po’ trema impaurito senza osare fare o dire nulla. Poi vedendo che le cose procedono normalmente, piano piano, Alfio si rilassa. Proprio alla fine dell’ultima ora il discorso cade sul lavoro.
“Che lavoro vorreste fare da grandi?”
Anche Alfio si sente di dare il suo parere. Non farebbe mai lavori faticosi preferisce lavori dove usare la mente avvocato, scienziato, forse astronauta:
“Insomma, tutto meno che lavorare in fabbrica.” chiosa sorridendo.
Il rientro a casa è difficoltoso a causa del caos nelle strade. Quando si siede a tavola sente che il telegiornale annuncia che tutti gli operai sono usciti dalle fabbriche: nessuno vuole più lavorarci lì dentro. “Basta fatica io voglio fare l’avvocato!” “Anche io, o almeno l’astronauta!”
Il papà smette di far rumore mangiando la minestra si alza in piedi e annuncia:
”Anche io voglio fare l’astronauta, o almeno l’avvocato”
“E perché io no?” sia aggiunge la mamma.
“Anche io l’avvocato, anche io!” la sorella più piccola
Il rumore che viene dalla strada è assordante. Tutti di corsa ad affacciarsi al balcone. Una folla incredibile riempie le strade urlando slogan
“Vo-glia-mo fa-re l’avvo-ca-to! Vo-glia-mo fa-re l’avvo-ca-to!”
E sempre più gente esce dai portoni unendosi agli altri e cominciando ad gridare a loro volta. Quando anche i suoi genitori si uniscono al coro Alfio capisce che davvero non ne può più. Corre alla ricerca del cappello con l’elica se lo mette in testa e con un colpo di dito fa girare l’elica al contrario.

“Già qui? Sei tornato prima del previsto.”
Il mago sta facendo la scarpetta nel piatto che prima era pieno di caponata.
“Come è andata?” il sorriso beffardo dimostra che già conosce la risposta. La faccia di Alfio è abbastanza eloquente. Quello però si diverte a provocarlo.
“Sei rimasto sconvolto vero?”
Alfio riesce solo ad annuire
“Se vuoi posso farti provare il mondo dove ognuno la pensa rigorosamente in modo diverso da ogni altro.”
“E come è?”
“Non lo so, nessuno è mai ritornato indietro a raccontarlo. Per me li hanno fatti fuori tutti. A proposito ormai è quasi scaduto il tempo, il minestrone è pronto. Lo scambio con tua madre avverrà tra pochi secondi, ne approfitto per salutarti, tre … due … uno …ciao!”
Con un Pof! da fumetto il mago scompare e al suo posto riappare la mamma con uno sguardo piuttosto stranito.
“Ciao mamma.”
“Ciao Alfio, scusami credo di essermi addormentata in piedi mentre cucinavo. Non mi era mai successo. Ho addirittura sognato.”
“Ah si? E cosa hai sognato?”
“Una cosa piuttosto curiosa. Ero vestita come il comandante di una nave e stavo davanti al timone. Gli altri da fuori continuavano a farmi segnali e a gridare qualcosa come aisberg! aisberg ma io non li capivo, mica parlo l’inglese.”
“Mamma ma che nave era?”
“Molto grande. Si chiamava come quella del film che guardavamo l’altra sera e che poi non sono riuscita a finire, mi sono addormentata a metà.”
“Mamma, ma quello era Titanic!”
“Ecco giusto! Così si chiamava la nave. Che strano sogno.”
Il giorno dopo Alfio è a scuola. Appena entra in classe va subito verso una bambina con le trecce.
“Ciao Sara, voglio fare pace con te e diventare amico.”
“Non ci penso neanche lontanamente!”
“Grazie, Sara, grazie davvero di cuore.” Le fa Alfio con il sorriso più ampio e brillante che abbia mai fatto.
(fine)

3 commenti:

  1. finale per niente scontato.
    storia molto originale ed interessante, piena di spunti su cui riflettere.
    grazie per averla raccontata, adesso si può andare a nanna!
    =)

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  2. prego, è stato un piacere ... :)

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  3. mi sono persa... adesso dovrei rileggere tutto assieme! ;)

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