giovedì 23 aprile 2009

LA NOTTE CHE SALVATORE SALVO' (!) LA CITTA'


“Alle giostre! Alle giostre!”
Salvatore si affrettava con il suo carrettino carico di bruscolini. Le giostre attiravano gente e quindi buoni affari per lui che amava il suo lavoro di bruscolinaro. Ombrello sotto braccio, come sempre anche se era bel tempo, e cappello in testa, a passi brevi ma veloci, girò l’angolo della chiesa pronto a rispondere ai saluti di tutti, che Salvatore il sindaco lo conoscono tutti e tutti lo ascoltano quando espone le sue incredibili idee per abbellire la città facendosi grandi risate.
Rimase a bocca aperta di fronte a quello spettacolo inaspettato. Nessuno sulla giostra dei calcinculo, nessuno a fare la fila alla cassa,nessuno in giro a passeggiare, nessuno a chiamarsi l’un l’altro da lontano, nessun bambino a piangere per lo zucchero filato. Nessuno.
Strizzò gli occhi Salvatore, incredulo.
- “E’ uno scherzo, mi fanno sempre gli scherzi, si sono nascosti”
Lui lo capiva quando gli facevano gli scherzi ma assecondava lo stesso, perché lo scherzo è come una favola e, a quelle, Salvatore ci credeva. Mise il carrettino in quello che riteneva un buon posto per la vendita e cominciò ad affacciarsi agli angoli nascosti.
- “Cucù! …cucù!”
Al quarantottesimo cucù Salvatore si arrese: non c’era davvero nessuno.
Si sedette, posò ombrello e cappello, sbuffò e si grattò la testa, questo scherzo non gli piaceva. Si prese la faccia paffuta tra le mani e decise di aspettare. Intanto avrebbe lavorato su una nuova idea per fare la città più bella.
Il suono meccanico della giostra che cominciava a girare su se stessa fece ruotare anche lui. Le luci si accesero mentre gli altoparlanti cominciarono a diffondere la musica. Bello, comincia la festa, ma la gente dov’è? Tutto accelerò improvvisamente, la giostra sempre più vorticosa con i sedili allungati in orizzontale che quasi non si distinguevano più, e la musica, velocizzata, trasformata in un suono indistinguibile. Poi silenzio improvviso.
Due figure si materializzano di fronte a lui. La prima somigliava ad una lavatrice con i piedi, la seconda ad un bidone aspiratutto. Avanzarono verso Salvatore che li guardò con curiosità più che con sorpresa. Come quando il bidone cominciò a parlare.
- “Salvatore, veniamo da un pianeta lontano per incontrarti.”
Momento di pausa. Salvatore inclina la testa di lato.
- “Questo è l’ambasciatore e io il portavoce. Il nostro pianeta è tecnologicamente molto avanzato e le nostre città gareggiano per superarsi in bellezza ed efficienza. Siamo in grado di fare tutto ma il nostro limite è la fantasia. Ti spiamo da anni e ci siamo ispirati alle tue idee.”
- “Le idee mie?”
- “L’edizione scorsa abbiamo realizzata quella dei fuochi di artificio che esplodendo facevano le immagini dei santi, per questa l’idea del mare in città”
- “Si ma sopra, così quando cammini per strada alzi una mano e ti prendi un pesce”
- “Proprio quella, è stata un grandissimo successo. Grazie a te”
- “Bello … bello”
- “L’ambasciatore vuole ringraziarti realizzando le stesse cose qui nella tua città”
- “Che bello come saranno contenti tutti i bimbi … gli amici”
- “No, loro no”
- “Ma siii! Ai bimbi piacciono i fuochi di artificio e il mare e…”
- “Loro non ci saranno, li porteremo via insieme a tutti gli altri. Sono capaci solo di ridere alle tue idee e non le meritano. Rimarrai tu, vero sindaco della città, e nessuno altro”
- “ ..e gli amici?”
- “Nessuno”
- “…e il compare?”
- “Nessuno”
- “..e la comare?”
- “Nessuno”
Silenzio. Salvatore fissava alternativamente il bidone e la lavatrice.
- “No…” mormorò piano
- “NO” gridò, con la voce incrinata come stesse per piangere, e colpì con l’ombrello prima la lavatrice e poi il bidone
-“NO … i bimbi… gli amici …la comare ..e per loro che voglio fare tutto, è per loro il mare, per loro il cinema con la banda e la madonna con l’elicottero e i fiori che si gonfiano e diventano sedie…”
E continuava a colpirli con l’ombrello finché un raggio uscì dall’oblo della lavatrice paralizzandolo.
- “Ehm …Salvatore un momento, forse troviamo un accordo”
disse il bidone ruotando continuamente sul suo asse rivolgendosi sia all’umano che alla lavatrice. Cominciò a girare intorno alla lavatrice il cui oblò continuava a cambiare colore passando da colori accessi e caldissimi a quelli freddi ed intensi fino a che si assesto su un lillà pallido. Allora il bidone si rivolse di nuovo a Salvatore.
- “Facciamo un patto: tu continuerai qui sulla terra insieme ai tuoi amici, ai bimbi, alla comare e al compare ad inventare nuove idee e noi avremo il diritto di sfruttarle sul nostro pianeta”
L’oblo della lavatrice cambiò improvvisamente l’intensità del colore
- “.. in esclusiva”
aggiunse il bidone ristabilendo la precedente.
- “Stampo subito un atto, visto che sono un modello traduttore-notaio … ecco qui ora l’ambasciatore con suo laser lo sigla … e ora tu”
Mostrò il foglio a Salvatore che ancora arrabbiato ci sputò sopra.
- “Perfetto il tuo DNA in forma salivare va più che bene. Così il patto è sancito. Addio Salvatore”
Di nuovo l’effetto precedente con le luci, la giostra e la musica che riprendono lentamente per poi accelerare ed intensificarsi e quindi, dopo aver raggiunto un livello quasi insopportabile, ritornare alla normalità o quasi. Salvatore,che aveva chiuso occhi e orecchi, li riaprì piani piano ritrovandosi al centro della festa con la giostra dei “calcinculo” che girava piena di gente, gente in fila alla cassa, altri che passeggiavano, altri ancora che si chiamavano da lontano, qualche bambino che piangeva per lo zucchero filato. Si guardò intorno con gli occhi lucidi incantato dalla festa, finchè si sentì tirare per la giacchetta
- “Salvato’ me lo dai o no ‘sto pacchetto di bruscolini?”

3 commenti:

  1. produzione a catena! :)bravissimo!

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  2. la catena tira
    tira la catena
    caterina nella rena
    con la retina nera ...ecc.
    (poesie estemporanee)

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