giovedì 9 aprile 2009

SMOCONDEUOTER!

Potevamo venire fuori meglio. Noi quarantenni, intendo.
Ma non è stata tutta colpa nostra. Alcuni traumi sono stati devastanti. un esempio:
smoke on the water dei deep purple., mito di noi adolescenti di allora. avete presente? Inizia con una frase di chitarra distorta, con note staccate e precise, pure io che non so bene come si impugna ho provata a rifarla con la chitarra . ta ta taaaa- ta ta tattàaaa- ta ta taaaa tattà il suono è aggressivo, ti graffia la pelle ti vibra su tutta la superficie delle braccia, poi dopo un “ruggito” la chitarra elettrica ripete la frase e qui entrano gli altri strumenti, il basso elettrico, la batteria, la tastiera. E parte una cavalcata sottolineata dalla linea del basso che ti trascina nell’impeto. E tutti noi adolescenti allora cominciavamo a muoverci al ritmo simulando di montare un destriero poderoso. Altro che cavalcata delle valchirie. Quel suono ti smuoveva qualcosa di primordiale dentro e quando entrava la voce di gillan, che urlava quella parole per noi misteriose con la nostra scarsa conoscenza dell’inglese il coinvolgimenti era totale, fin al ritornello in cui per un attimo il ritmo assatanato si placava, gillan, urlando, scandiva le parole “smoke on the water, a fire in the sky” (e noi dietro che lo imitavamo senza arrivare ai suoi acuti) e poi la cavalcata riprendeva, e via a condire quei suoni con immagini che evocavano sia la fine che l’inizio del mondo, il magma primordiale, la lotta di divinità, giove contro i titani, odino e thor, il walhalla, il caso primigenio e sentire quel suono quella voce ti faceva capire o adolescente con i capelli lunghi, i jeans attillati, la maglietta nera con immagini e scritte anch’esse misteriose ed evocative che anche tu facevi parte del grande mistero universale, chi era parte della forza cosmica che tutto ha creato ma che quindi anche tutto può distruggere. E tutte le tue pulsioni di adolescente sconvolto da tempeste ormonali immerso in un mondo da rifiutare e che ci rifiutava riconoscevi i tuoi simili e li sentivi a te vicini quando quel “riff” di chitarra ti avvisava cha la mistica cavalcata stava per cominciare. Poi…
poi un giorno, un brutto giorno qualcuno trova le parole della canzone e armati di vocabolario cominciammo l’esegesi del testo sacro scoprendo che…. Quello che il tipo con quella voce baciata dagli dei invoca non era una preghiera ad un dio generoso e terribile, non era la fascinazione e il terrore angosciato di fronte all’incredibile potenza dell’universo, no. Non era il riverbero intimo del mistero del trascendente. NO
Il tipo ci racconta che “ loro i signori dipparpol sono arrivati sul lago di Ginevra in svizzera (in svizzera????) felici e contenti perché devono registrare un disco (un disco???) e (angoscia) non hanno molto tempo a disposizione, purtroppo (la tragedia???) durante un concerto di Frank Zappa, “some stupid”( stupid????) con una flare gun (pistola a razzo) a causato un incendio e il posto è andato distrutto (cioè il fumo sull’acqua era l’incendio di questo albergo e noi che ci incazzavamo quando qualche incauto per fare lo spiritoso diceva che per lui smoke on the water era uno che si faceva le canne al cesso) comunque i parpol, nel timore che i loro fan per l’angoscia riflessa della loro tragedia perdessero l’appetito, ci hanno tenuto a far sapere che alla fine hanno trovato un altro hotel in cui soggiornare (meno male) , registrare il disco e trovare il tempo per giocare a tirarsi le cacche di mucca svizzera durante le pause di registrazione.
Noi pensavamo che quel pezzo raccontasse la nostra generazione, col senno del poi guardando quello che facciamo noi quarantenni, forse avevano ragione loro
“smoke on the water, a fire in the sky”

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