martedì 7 aprile 2009

LITIGARE CON LA STAMPANTE INCEPPATA NON LA RIPARA

La scienza e l’arte si fondano entrambe su metodo ed intuizione. Il primo è elemento imprescindibile in quanto rappresenta l’organizzazione ottimale di tempo e risorse disponibile: la seconda, corto circuito fatale, consente passaggi immediati da un livello a quello superiore con un accelerazione improvvisa e stordente che non sarebbe possibile – e sarebbe comunque del tutto inutile - senza il lavoro metodico e ordinario su cui basarsi.
L’impegno preso della dimostrazione della inutilità del “litigio”, anzi della sua dannosità per la salute dell’uomo, fisica e mentale, mi aveva portato a organizzare le ricerche su argomenti come da elenco nell’articolo precedente. Ma un piccolo, banale incidente mi ha dato l’occasione per una sperimentazione immediata che ha fornito nuovi ed importanti elementi per la dimostrazione della tesi.
L’assoluta urgenza della consegna di una relazione mi aveva portato ad organizzare i tempi in modo rigido. I passaggi, nello schema mentale del lavoro, avevano durata precisa così da permettermi il rispetto della scadenza fissata. Sennonché l’imprevisto: la stampante si inceppa. La classica procedura di sblocco che eseguo ormai automaticamente non ha funzionato per cui sono stato costretto ad interrompere quello che stavo facendo, tutto concentrato, per occuparmi della stampante. Una serie di segnali inusuali dei led dell’apparecchio mi hanno costretto a prendere il libretto delle istruzioni, che come ormai capita sempre più spesso hanno scritte ed ideogrammi in tutte le lingue – qualcuno, sono sicuro, inventata, che si divertono a prenderci per i fondelli - ma mai in italiano. Sentivo che la sana tensione creativa, necessaria per la concentrazione stava cedendo il posto all’ansia e al nervosismo. A quel punto l’intuizione, geniale ed istintiva: invece di ricorre alle tipiche tecniche zen di rilassamento, avrei potuto lasciarmi andare e sperimentare direttamente su di me il tipico fenomeno dell’incazzata con apparecchio malfunzionante. Ero consapevole dei rischi che correvo - e che correva la stampante - ma era un’occasione impedibile. Sarei stato Hyde e Jeckill contemporaneamente, la bestialità e la razionalità insieme. Mi eccitava, inutile negarlo.
Ecco gli appunti presi che un giorno riordinerò per bene in uno studio organico sull’argomento:
a) fase libretto di istruzioni o del decriptologo: il soggetto sfoglia sempre più nervosamente il libretto alla ricerca delle istruzioni, introvabili, nella sua lingua madre; prova con quelle in inglese e/o francese affidandosi alle reminescenze liceali e all’aiuto di un dizionario, studia i disegni capovolgendoli più volte maledicendo l’imperizia dell’artista. Alla fine rinuncia e opta per l’approccio diretto;
b) fase approccio diretto o del meccanico: il soggetto studia l’apparecchio da vicino e da tutti i lati compreso, se possibile, quello inferiore. Tenta di sfilare i fogli, solleva il coperchio, sposta la cartuccia, alza alette, forza meccanismi, oddiocheeraquelrumore chiude tutto con fare circospetto sperando non avanzi nulla;
c) fase mistica o del rito apotropaico: il soggetto prova ad accendere e spegnere l’apparecchio più volte con tempi sempre più lunghi, sperando che un dio misericordioso, non badando al suo ateismo sprezzante, si degni di compiere un intervento miracoloso rimuovendo la forza oscura che impedisce di finire il lavoro;
d) fase dell’approccio personale o dell’ok corral; il soggetto affronta direttamente l’apparecchio ottuso dandogli del “tu”, convinto ormai che è la scarsa voglia di lavorare dell’apparecchio stesso ad impedire qualunque riparazione. L’inizio pacato ed amichevole “dai, su, cosa c’è che non va?” sfocia presto in livorose minacce nonché allusioni sempre meno velate alla professione della assemblatrice della stampante, che nella ormai incontrollata visione del mondo del soggetto corrisponde più o meno alla genitrice;
e) fase del metodo “fonzie”: consiste nel portare un colpo secco – a mano aperta o chiusa – sulla parte superiore dell’apparecchio. Altamente sconsigliato poiché le scocche contemporanee risultano assai più fragili di quelle del passato, o quantomeno dei jukebox degli anni 50 (vedi Happydays);
f) fase catarsi finale: il soggetto in preda a stato di agitazione scomposta impreca ad alta voce ed è preso da un irrefrenabile desiderio di lanciare la stampante dalla finestra o contro il muro. Evitate assolutamente la prima per le conseguenze imponderabili, mentre si sconsiglia la seconda per le conseguenze facilmente immaginabili compresa esplosione della cartuccia di inchiostro

corollario: inoltre, la relazione è stata consegnata in ritardo

1 commento:

  1. grande dell'emisfero settentrionale...perchè fa più freddo e ci si può scaldare...:)

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