sabato 18 aprile 2009

LA STRADA

Il folle urla.
”Assassini!!!!”
Tutte le mattine alla stessa ora. Ci si potrebbe regolare la sveglia.
Per la verità quasi tutte le mattine. Ogni tanto varia, così tanto per divertirsi e l’altra mattina l’ho sentito in dormiveglia ed ho pensato:”cacchio già le otto!” invece erano ancora le sei, evidentemente si era svegliato prima e aveva deciso di portarsi avanti con il lavoro.
Altre volte cambia l’anatema e urla “delinquenti!!!!” e all’inizio viene il dubbio che sia un altro, poi riconosco la voce e mi rassicuro: nulla di nuovo sul fronte interno.
Per il resto della giornata non si vede e non si sente, alla mattina invece, come se si fosse autonominato muezzin di quartiere, si affaccia al balcone e benedice la comunità con il suo personale buongiorno.

Ormai sono affezionati, qui in zona. La strada è in una zona semiperiferica, anzi a giudicare dalle consuetudini di quelli che qui abitano da sempre è periferia vera. Forse è meglio dire che è una specie di paese, tanto che la strada è vissuta come un prolungamento comune dei cortili delle case.
Già nella prima mattinata, in un paio di punti lungo il marciapiede, è solito vedere spuntare una testa di ponte di sedie di plastica bianca e sdraio di tela a cui se ne aggiungono così tante altre durante il giorno che il marciapiede non basta più e si comincia ad invadere la carreggiata. La strada è della gente di questa via, una sorta di spazio comune della comunità.
I due punti di aggregazione sono in chiara concorrenza tra loro. Si trattano con cortesia e rispetto ma in realtà sono due compagini che si dividono lo stesso terreno. Ultimamente uno dei due gruppi tende a rimanere di più nei propri cortili senza invadere il marciapiede. Si sentono sconfitti o tentano un rilancio in versione moto carbonaro?
L’atteggiamento verso chi non appartiene alla comunità è comunque lo stesso. Il forestiero che si trova a passare viene scrutato con sospetto, studiato per capirne le intenzioni. Si accende un meccanismo simile a quello che hanno gli aerei militari per l’identificazione amico/nemico. Finché non si accerta o si crede di averlo fatto, l’allarme rimane in funzione. Chiaramente il concetto di privacy è pura fantascienza. Nei punti in cui si formano questi raduni spontanei a cui i partecipanti si autoconvocano si celebra il sacro rito della condivisione. Condivisione di qualunque cosa, ma soprattutto dei cacchi altrui. Come in qualunque sana comunità.

Oggi la vicina, una ragazza dell’est ha deciso che fa caldo ed è il caso di fare la doccia in giardino con il tubo di gomma in reggiseno e perizoma. Rimango per un quarto d’ora a pulire la stessa finestra.
Mezz’ora dopo è sul balcone di fronte a stendere la biancheria e mi tocca pulire per un quarto d’ora la finestra corrispondente.

Il pensionato spazza il cortile davanti al garage e raccoglie 14 viti piccole 2 grandi e graffette varia, le mette in fila e considera con attenzione quelle che potrebbero bucare una ruota. Così avrà un argomento di conversazione a tavola.

A sera, mentre le sedie di plastica e le sdraio di tela rientrano nelle rispettive case in buon ordine, quattro ragazze vicine di casa più o meno coetanee, parlando tra loro a voce alta, riempiono una macchina per andare in un nuovo locale di tendenza appena aperto sulla spiaggia: pavimento in legno, tende che salvano la privacy e impediscono la visione esterna, musica a palla che non si sente il rumore delle onde, cuscini a terra incensi vari, praticamente potresti essere in qualunque posto della terra anche in alta montagna. Fichissimo. Le figli e i figli, essendo tutte e quattro separate sono state affidati a nonni, televisori e playstation in ordine crescente di importanza. I padri, questi strani inevitabili incidenti, orbitano intorno ai cazzi loro e non possono essere presi in considerazione. Anzi quella che guida ci tiene a specificare che da poco se lo è ripreso in casa dopo la separazione ma adesso s'è stufata di nuovo e quasi quasi lo caccia un'altra volta.

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